Dl Lavoro, in Senato tutti d’accordo sugli incentivi solo ai non diplomati. Ma è giusto?

Sembra incredibile, ma procede a gonfie vele l’iter di approvazione dalla parte del decreto legge sul lavoro che prevede, tra gli altri, incentivi ai giovani tra i 18 e i 29 anni disoccupati sprovvisti di diploma di istruzione superiore. Tra gli emendamenti dei relatori al dl presentati in questi giorni e valutati congiuntamente dalle commissioni Lavoro e Finanze del Senato, figura l’eliminazione dei criteri per gli incentivi alle assunzioni di giovani della condizione di single con persone a carico o per le assunzioni nelle imprese che assumono il lavoratore a seguito di un licenziamento.
L’incentivo ai non diplomati, invece, non si tocca. Se non vi saranno sorprese dell’ultimo momento, la prossima settimana Palazzo Madama darà quindi il suo assenso anche a questa parte del decreto. Eppure a tanti l’iniziativa del Governo non è stata intesa come un voler tendere la mano, dare sostegno, ai ragazzi con meno chance occupazionali. Ai più è sembrata, soprattutto un attacco alla cultura e alla formazione scolastica. Perché, si sono chiesti costoro, lo Stato dovrebbe dare sostegno a chi non si impegna nello studio? A chi non ha creduto nella formazione e nell’importanza della scuola? Va bene, molti di questi ragazzi provengono da famiglie in difficoltà, spesso non abbienti, non possono contare sul sostegno delle istituzioni locali e vivono in contesti arretrati. Però, sostenendo solo loro, dimenticando i meritevoli (purtroppo in tanti casi fermi, allo stesso modo, in cerca di lavoro), quello che nasce come un sostegno ai più bisognosi rischia di tramutarsi in un’ingiustizia sociale.
Come già rilevato da questa redazione l’incentivo all’assunzione (in tutto 800 milioni, 500 per il Sud e 300 per il resto del Paese) non è da poco: per l’azione lo “stimolo” all’assunzione di un giovane consisterà in 650 euro al mese e verrà corrisposto per 18 mesi, se si tratta di una nuova assunzione, oppure per 12 nel caso di trasformazione del contratto da precario a stabile. A questi incentivi si potrà accedere fino al 30 giugno 2015.
Ora, tanto si parla di lotta all’abbandono scolastico, con le ultime indagini nazionali a confermare i dati preoccupanti (è il leggero calo, ma comunque sempre attorno al 18% dei giovani in età di obbligo formativo). E i nostri politici che governano il paese che pensano di fare? Invece di sostenere i tantissimi ragazzi a “spasso” (l’ultima indagine Ocse sull’impiego è a dir poco preoccupante), pur avendo completato il percorso liceale o gli istituti di formazione professionale (un settore ancora troppo sottovalutato, visto che sono almeno 150mila gli specializzati che mancano alle aziende italiane), si prodigano per salvare gli altri: quelli che per vari motivi hanno lasciato prima. Come dire: tranquilli, se non arrivate a meta ci pensa babbo-Stato. Ora, se è vero che tutti i cittadini sono uguali, c’è più di qualcosa che non torna.
Alessandro Giuliani

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