In una nota, la Flc Cgil ha commentato le novità dell’ultimo decreto relativo alla scuola:
“Il Governo prende atto dell’incapacità del sistema universitario di affrontare il problema della carenza di docenti specializzati sul sostegno e decide di affidare a Indire il compito della specializzazione dei precari che abbiano esperienza di insegnamento nel settore e decide il condono, attraverso percorsi integrativi, dei titoli acquisiti all’estero che il Ministero non è stato in grado di valutare”. È quanto si legge nella nota del sindacato della scuola della CGIL.
“Si tratta quindi di una formazione scontata, corrispondente a 30 CFU e non è dato sapere come e da chi verranno riconosciuti i titoli, dal momento che Indire è soggetto deputato alla formazione degli insegnanti ma privo di funzioni di certificazione”.
“È prevista inoltre la possibilità di conferma del docente di sostegno precario per più anni scolastici, bypassando le graduatorie. Una misura che, sottolinea la FLC, in nome della continuità didattica, sdogana la chiamata diretta e l’idea di una scuola on demand, perpetuando la precarietà del sistema”.
“Vengono annunciati, infine, interventi di potenziamento dell’insegnamento L2 per gli alunni non italofoni attraverso una formazione linguistica extracurricolare, con un evidente approccio alla separatezza. L’integrazione – evidenzia la FLC CGIL – si fa nelle classi e non fuori di esse e in un progetto interculturale complessivo di cui l’apprendimento della lingua è solo una parte”.
“Unico raggio di sole è rappresentato dallo scampato pericolo di licenziamento per i docenti che, in ruolo dopo aver superato le prove suppletive di un concorso a cui in prima battuta non avevano potuto partecipare per le limitazioni previste nel periodo del COVID, in seguito a un pronunciamento giudiziario avevano visto annullare la validità della procedura. Una norma inserita nel decreto salverà questi insegnanti”.
“Per il resto – conclude la nota – si tratta di provvedimenti demagogici e dannosi, che non rispondono all’esigenza delle scuole e al loro bisogno di risorse per valorizzare la progettazione autonoma e arricchire offerta formativa ordinaria, non aumentano gli organici e il tempo scuola, non migliorano gli ambienti e i servizi di supporto al diritto allo studio”.
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