Una storia particolare quella di un docente di 32 anni che, per insegnare, si è trasferito da Agrigento all’isola di Capraia, vicino la Corsica. L’insegnante, laureato a pieni voti in Biotecnologie all’università di Pavia nel 2019, con un master in Bioinformatica e un contratto da ricercatore, è stato “costretto” a percorrere 1.398 chilometri per avere un posto di lavoro.
Come riporta Il Tirreno, la cattedra che gli è stata affidata fino a giugno consta di “undici ore a settimana” in una multiclasse della scuola secondaria, alla quale sono iscritti quattro ragazzini tra gli undici e i tredici anni. Il motivo di una scelta tanto coraggiosa quanto difficile, lo svela direttamente lui: “Con i dodici punti che conquisterò attraverso questa supplenza non perderò posizioni in graduatoria. E nel frattempo sto studiando, il prossimo anno mi iscriverò al Tfa, il corso di specializzazione per diventare insegnante di sostegno, anche se ha un costo elevato: circa 4.000 euro. Una cosa è certa: non lo faccio per soldi visto che lo stipendio è tra i 1.000 e i 1.100 euro”.
Il ragazzo aveva risposto ad un interpello insieme ad altri con punteggio maggiore di lui, che però hanno rinunciato a trasferirsi nell’isola. Lui, al contrario, ha accettato il posto e la sfida di spostarsi dalla Sicilia al Comune più piccolo della Toscana (374 residenti). “Dico la verità – ammette – prima di accettare l’incarico sono andato su Internet e ho cercato Capraia perché non sapevo dove fosse. Poi gli anni dell’università, del dottorato e un certo spirito di adattamento hanno fatto il resto”.
Nonostante questo, sull’isola in tanti, anche dopo aver visto che la supplenza era stata accettata, dubitavano che il professore arrivasse. “Fino a che non lo vediamo scendere dalla nave non ci crediamo”, raccontavano fino al giorno precedente.
Invece lui, a fine ottobre, ha preso davvero possesso della cattedra. Ma per l’ex ricercatore già il primo viaggio è stato una specie di odissea. “Intanto – ricorda – l’avviso è uscito di venerdì: avevo 24 ore per accettare e due giorni per raggiungere la destinazione. La prima persona a cui l’ho detto? La mia mamma, spiegando che pensavo di accettare per fare un’esperienza nuova e uscire dalla mia comfort zone. La seconda persona alla quale l’ho detto è stata la mia fidanzata che dopo un momento di tristezza ha capito la mia scelta. Poi ai miei amici. Su Internet ho cercato e trovato un casa in affitto a Capraia, ho fatto i biglietti, le valigie e sono partito”.
“Peccato che ci fosse maltempo – ricorda il docente –. L’aereo è partito in ritardo e sono atterrato a Pisa a mezzanotte e mezzo. Ero a Livorno due ore dopo e alle 8,30 sono salito sulla nave dove ho pure sofferto il mal di mare”. Per fortuna l’accoglienza sull’isola è stato un piacevole contrappasso: “I colleghi mi hanno aspettato alla nave per salutarmi. La cosa che mi ha colpito subito è senza dubbio la bellezza di Capraia. Con gli alunni mi sono trovato subito bene. È una multiclasse all’interno della quale ci sono età diverse, ma come generazione mi sento molto vicino a loro. Abbiamo passioni simili: tecnologia, videogiochi, social. Capisco il loro linguaggio”.
“Molto tempo lo passo a preparare la lezione del giorno dopo. Stiamo imparando a fare le presentazioni con Canva e fare ricerche in autonomia, per il resto studio”. Per fare squadra la coordinatrice del plesso il mercoledì organizza una cena con tutti gli insegnanti. “Si respira un bel clima. Mi hanno già detto che adesso qui chiuderanno quasi tutte le attività, ma la cosa non mi spaventa”.
Per spiegare e capire la sua passione per l’insegnamento è necessario raccontare la storia dei suoi genitori. “Entrambi sono docenti, io sono nato a Cento perché mamma e papà si erano trasferiti in Emilia per avere una cattedra. L’insegnamento mi piace perché ti permette di stare a contatto con i ragazzi, sei aggiornato e mentalmente attivo. E poi ti lascia del tempo libero per avere una vita sana”.
Ma ecco cosa gli manca di più: “La mia fidanzata, la famiglia e miei amici. Qui mancano le persone con le quali posso confidarmi. Tornerò da loro a Natale, Pasqua e ovviamente in estate. Purtroppo la scuola è un sistema complicato. E in alcune regioni, come la Sicilia, partendo da zero è praticamente impossibile entrare. Altrove c’è qualche speranza in più. Ma ti devi muovere, purtroppo è la normalità ed è difficile dirlo e accettarlo”.
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