Il mondo della scuola è ancora sotto choc dopo ciò che ha avuto luogo ieri, 29 maggio, in un istituto superiore di Abbiategrasso, nel milanese. Qui, com’è noto, una docente è stata accoltellata da uno studente 16enne che, prima di scagliarsi contro di lei, ha puntato verso i compagni una pistola giocattolo.
Mentre emergono nuovi dettagli sull’accaduto, da ciò che ha spinto il ragazzo a compiere il gesto all’identità della docente, a commentare il tutto è stato lo psichiatra Paolo Crepet, su La Stampa. “La scuola è fallita. Il ministro Valditara si può mettere tranquillo: il suo compito è quello del magistrato del tribunale di fallimento”, ha detto con amarezza.
L’esperto ha citato altri episodi di violenza sui docenti, primo fra tutti il caso della professoressa di Rovigo colpita con pallini provenienti da una pistola ad aria compressa: “Siamo al secondo episodio in un anno, prima Rovigo e ora Abbiategrasso, di studenti che aggrediscono con un’arma i loro professori. Centinaia presi a botte. Quali sono le conseguenze di questi episodi? Nessuna, solo che centinaia di ‘avvocati’ mono neurali sono dedicati alla difesa del bullo, del teppista, di chi fa ciò che non è tollerabile fare. Abbiamo un problema di educazione, non di disagio. Il disagio nasce dalla totale vacuità in cui crescono questi ragazzi. La scuola non deve essere una psicoterapia di massa. Appena ieri il ministro Valditara ha rassicurato i maturandi, l’esame quest’anno sarà ‘una chiacchierata’. Ma perché, che senso ha? Con il 99 per cento dei promossi, il ministro Valditara sente ancora il bisogno di rassicurare? Il fallimento della scuola non è solo colpa sua, ma sua e dei tanti e delle tante che sono arrivati prima di lui. Certo lui non si distingue per discontinuità”, ha detto.
“La scuola non deve istruire, ma educare, tirar fuori talento, capacità e aspirazioni. Pochi giorni fa abbiamo celebrato i cento anni della nascita di don Lorenzo Milani, uomo libero e meraviglioso. La sua scuola era un presidio contro la miseria, quella di oggi dovrebbe essere un presidio contro il privilegio. Perché i genitori di oggi rinunciano ad educare i propri figli non perché vanno in miniera, ma a giocare a padel”, ha continuato, attaccando i genitori.
E, sul disagio giovanile: “Non serve a niente trasformare la scuola in un centro d’ascolto. Sentiamo in continuazione dire che gli studenti universitari sono stressati. Ma di cosa, vorrei sapere. Non ce la fanno più. Ma di che, di studiare? Quello devono fare, quello è il loro mestiere. Il problema è che molti gli danno pure retta. Così il rischio è di crescere migliaia di p***a, pronti ad andare a piagnucolare da schiere di psicoterapeuti che sono felici di avere un cliente in più. Ci sono ragazzi e ragazze e che invece stanno protestando per il diritto allo studio e alla casa, a me questa sembra la meglio gioventù”.
“Se prima di andare a scuola mi fanno lo zainetto, se ho insomma dei genitori che da sempre fanno tutto per me, durante l’adolescenza alla prima frustrazione crollo. Tantissimi genitori vengono da me dicendo ‘non gli abbiamo mai fatto mancare niente’. L’unico risultato è che abbiamo abbassato la loro capacità di aggredire l’esistenza. Ora invece di fare i conti con la mala educazione, preferiamo dare la colpa alla pandemia. Mi scrivono molte persone, tra le mail ricevute negli ultimi tempi ricordo quella di una professoressa. Mi ha scritto che i suoi studenti, otto volte su dieci, quando devono compilare il campo data e ora le chiedono che giorno è. Il registro elettronico, la chat dei genitori, la possibilità di geolocalizzare i figli sono potentissimi strumenti di de responsabilizzazione. Ma poi cosa ci aspettiamo? Che a 25 anni vadano in Argentina in cerca di fortuna? Restano a casa, il loro futuro è mettere l’appartamento del nonno in affitto su booking, che per quello non servono competenze”.
“Da una parte, togliamo. Li lasciamo nel vuoto pneumatico. Abbiamo buttato il napalm su buonsenso, formazione e merito. E al contrario con cosa si nutre la generazione dei giovani e pure quella dei loro genitori? Dell’influencer che insegna il corsivo e di quella che mostra le chiappe. Bisogna dire le cose come stanno, anche se non è sempre simpatico. Io non sono ministro, nessuno me l’ha chiesto e nessuno me lo chiederà mai. Ma a Valditara invece sì. Allora anche per lui è arrivato il momento di assumersi le proprie responsabilità”, ha concluso Crepet.
Come ricorda La Repubblica, si tratta della violenza numero 32 subita da un docente italiano nell’esercizio delle sue funzioni quest’anno. Una a settimana, e le fonti sono le Aziende sanitarie locali che hanno registrato i passaggi delle vittime in pronto soccorso. In Emilia Romagna, terra di istruzione professionale, i casi sono stati cinque, quattro in Sicilia, tre in Lombardia, Toscana e Campania.
Il ragazzo, ora ricoverato in neuropsichiatria, ha compiuto il gesto ha riferito una compagna di classe, dopo che la docente gli aveva annunciato: “a breve ti interrogo in storia per recuperare l’insufficienza“. Il giovane prima sembra che abbia mormorato “mi dispiace”, poi l’ha colpita. La prof, che ha lamentato anche un colpo alla testa, si sarebbe rifugiata in bagno, per poi essere condotta in ospedale, dove le è stata assegnata una prognosi di 35 giorni.
Come riporta Il Corriere della Sera, il primo a soccorrere la docente è stato il vicepreside Davide Rondena. “Elisabetta è una docente a tutto tondo. Presente coi ragazzi e presente anche nel modo del lavoro, interessata alle sue tematiche” racconta, ricordando gli attimi di grande panico: “Il ragazzo che l’ha aggredita io lo definirei un insospettabile. Tant’è che lei stessa, all’inizio non si è resa conto di essere stata accoltellata. Pensava che le fosse caduto addosso qualcosa dal soffitto ed era preoccupata per il braccio perché perdeva molto sangue. L’infermeria era troppo lontana, ho cercare di fermare l’emorragia con una cintura come laccio emostatico e una felpa”.
A prestare soccorso anche Marco Marelli, docente dell’Alessandrini e sindaco di Morimondo. “Una bidella urlava: ‘La pistola, ha una pistola’. Sono salito a vedere. L’aula era aperta e c’era una scia di gocce di sangue che arrivava fino al locale dove la collega si era rifugiata. Dentro c’erano due colleghi che la stavano soccorrendo. Mi sono affacciato all’aula dove c’era il ragazzo, ma era accucciato a terra e vicino c’erano i carabinieri che nel frattempo erano arrivati”.
La Repubblica scrive che poco prima dell’aggressione era appena iniziata una prova di italiano sui Promessi sposi, con gli studenti divisi in gruppi. La docente aveva detto all’alunno che la colpirà che lo avrebbe interrogato più tardi. Gli ha chiesto anche se voglia scusarsi per il comportamento dei giorni precedenti, dello spray maleodorante spruzzato più volte in classe, che ha costretto a interrompere le lezioni e addirittura a cercare una nuova aula. O delle lavagne elettroniche che spegneva nel mezzo delle spiegazioni. Lui ha risposto di no. Eppure i suoi comportamenti avevano portato a cinque note, l’ultima pochi giorni fa. I suoi genitori, oggi, dovevano presentarsi a scuola. “Non avevamo segnali di questa gravità – spiega il preside Michele Raffaeli – Ma li avevo convocati per motivi didattici”.
“Ce l’ha con me” il ragazzo diceva della prof ai suoi amici; il 16enne aveva un’insufficienza proprio in storia. Nelle prossime ore, la procura dei minori valuterà i provvedimenti da prendere nei suoi confronti. “Una cosa inaspettata – hanno detto i suoi genitori -. A parte i problemi con la scuola, non ha mai dato segni di intemperanza. Le armi non sappiamo dove le abbia prese”. Diversi ragazzi ricordano però i comportamenti sempre più fastidiosi. “Scherzi molto pesanti, ne avevamo parlato anche alla professoressa. Certo nessuno avrebbe mai potuto immaginare tutto questo”.
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