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Docente aggredita da 30 genitori arrestata, una madre: “A chi ci ha dato delle bestie, bugiarde e camorriste, chiedete scusa”

La notizia ha scioccato un’intera comunità: la docente di sostegno che lo scorso novembre, nel napoletano, è stata aggredita da un gruppo di trenta docenti inferociti è stata arrestata con l’accusa di violenza sessuale nei confronti degli studenti.

Le mamme pretendono scuse

Ora alcune mamme della scuola pretendono le scuse da parte di tutti coloro che hanno difeso la docente e hanno minimizzato le accuse. “Non avevamo inventato nulla”, dicono, come riporta Stabianews. “A chi non ha creduto, a chi si è girato dall’altra parte a chi ci ha dato delle camorriste, bestie e bugiarde, chiedete scusa. Giustizia è stata fatta. Se avessi l’occasione di parlare con questa insegnante le direi di vergognarsi. Soprattutto pensando a quanto detto nei confronti delle piccole vittime, forze nella vana speranza che la verità non fosse mai venuta a galla”, ha detto una mamma dopo l’arresto, come riporta Lo strillone.

“Ho parlato con i miei figli – ha concluso la donna – ho detto loro di non perdere la fiducia negli insegnanti perché non si può condannare un’intera categoria sulla base di uno sbaglio di una singola persona. Avremmo potuto in massa portare via i nostri figli da quella scuola, ma sappiamo che ci sono tantissimi altri docenti in gamba, anche se la scuola non ci ha ascoltate. Abbiamo passato un brutto Natale, i nostri piccoli hanno fatto la consueta recita di fine anno a porte chiuse, perché agli occhi di tutti noi eravamo i criminali, mentre invece chi ha sbagliato ora fatica a chiederci scusa”.  

“Adesso vorrei vedere dove sono tutti i leoni da tastiera, dove è la preside, dove è l’ex referente di plesso, che penso e mi auguro che ci chiedano anche scusa”, ha detto a Il Corriere della Sera. “Tra noi mamme abbiamo deciso che questa giornata la festeggeremo anche l’anno prossimo. L’aula era stata chiusa dai carabinieri, messa sotto sequestro. Poi, prima di Natale sono venuti a dissequestrarla, pensavamo e speravamo che prima di Natale avremmo avuto notizia dell’arresto. Invece sono stati sentiti altri bambini, sono state portate altre prove. C’è una chat in cui la docente scrive ad una bambina dicendo “me la pagherete”. A me sembra un’ammissione di colpa”.

La mamma, che ha partecipato all’aggressione, il cui figlio non sarebbe stato molestato, ha concluso: “Io stessa ho sempre detto che l’atto in sé era sbagliato, però nessuno, all’epoca si è chiesto il motivo di quel gesto. Le donne sono impazzite all’improvviso? Il rione non è solo camorra. Avevamo ragione. La referente di plesso, in un’intervista in tv, disse che eravamo bugiarde. Noi abbiamo camminato a testa bassa”.

“Oggi è il giorno più bello della mia vita, anzi, forse il più bello dopo la nascita di mio figlio – afferma la mamma di uno dei bambini molestati, come riporta La Repubblica – avevo affidato mio figlio alla scuola ed è finito in un incubo ora spero possa tornare a sentirsi al sicuro. È stato un incubo da cui pensavamo di non uscire mai”, sottolinea.

“Abbiamo subito la gogna mediatica. Ci hanno chiamate camorriste – dice un’altra – a casa stapperemo lo champagne. Oggi è un grande giorno, la verità è venuta a galla e noi e i nostri figli vogliamo le scuse”.

Lo sgomento del sindaco

“Non è una bella pagina quella che scriviamo. I fatti che emergono in seguito alle indagini della magistratura e delle forze dell’ordine, rispetto a quanto accaduto lo scorso novembre nella scuola, feriscono profondamente l’intera comunità stabiese”: lo afferma il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Vicinanza, commentando l’arresto della docente di sostegno, come riporta Il Mattino.

“Sono vicino alle famiglie e ai bambini coinvolti e confido pienamente nel lavoro degli inquirenti, che stanno portando avanti le indagini con il massimo impegno per accertare la verità – aggiunge il primo cittadino -. Non possiamo tollerare che l’innocenza dei nostri bambini venga violata in alcun modo. È nostro dovere prioritario proteggere i più piccoli e garantire che la scuola rimanga un luogo sicuro e sereno per la crescita, la formazione e l’educazione dei nostri figli”.

La docente inchiodata dagli audio inviati agli alunni

La 40enne si trova ora in carcere. Alla base delle accuse, le dichiarazioni acquisite dai magistrati con l’audizione in forma protetta dei 6 minori direttamente coinvolti nei presunti abusi e dell’analisi dei file audio estratti dal telefono cellulare dei ragazzi e dell’insegnante. Sul telefono dell’insegnante sono stati rinvenuti numerosi messaggi vocali dalla stessa inviati agli alunni, nonché materiale pornografico compatibile con quello descritto dalle vittime nel corso della loro audizione. Tutte le contestazioni dovranno ora essere vagliate.

“Dall’analisi del mio cellulare non verrà fuori nulla di compromettente”, aveva fatto sapere tramite il suo avvocato. Come riporta Il Corriere della Sera, le condotte imputate all’indagata hanno reso necessaria l’adozione della più grave tra le misure cautelari, quella della custodia in carcere, in quanto ritenuta “l’unica in grado di arginare il pericolo di reiterazione dei reati, anche in considerazione del fatto che, da un lato, la docente è ancora formalmente in servizio presso l’istituto scolastico”.

Per il giudice gli arresti domiciliari non avrebbero consentito di inibire alla donna l’utilizzo della rete internet, “con il conseguente pericolo di avere con altri minori ulteriori contatti analoghi”.

“La saletta”, il luogo in cui avvenivano gli abusi

I dettagli su quanto sarebbe accaduto sono agghiaccianti. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, a partire dal mese di ottobre 2023, la professoressa, titolare della cattedra di sostegno di uno dei minori coinvolti, avrebbe condotto i minorenni durante l’orario scolastico (con la scusa di impartire ripetizioni) in un’aula riservata della scuola. In questo locale, che la donna avrebbe soprannominato “la saletta”, l’indagata avrebbe mostrato alle vittime del materiale video pornografico, intavolato continui discorsi di natura sessualmente esplicita (ad esempio alludendo a proprie esperienze “ln materia” o di indicazioni su come e dove toccarsi o toccare, anche in parti intime, i partner), invogliato alcuni di loro a scambiarsi effusioni sessuali. Per la Procura, la donna avrebbe “finanche abusato sessualmente di uno di tali studenti, praticandogli in prima persona un rapporto orale”.

Quando non fu più possibile utilizzare l’aula, la professoressa avrebbe creato un gruppo su Instagram, chiamato appunto “la Saletta”. I messaggi avrebbero avuto “contenuto esplicitamente sessuale”: la prof si sarebbe “relazionata direttamente con i minori sulla base di un rapporto di tipo sostanzialmente paritario”. La 40enne avrebbe tenuto le vittime in uno “stato di soggezione”, minacciando bocciature, di far andare i genitori in carcere e di mandare loro stessi in comunità, anche millantando una relazione con un appartenente alle forze dell’ordine.

La situazione si è sbloccata quando uno degli alunni coinvolti è stato sospeso dopo essere stato scoperto a fumare in bagno. Questo episodio ha indotto i minorenni a confidarsi con i genitori, mostrando anche i messaggi dagli stessi scambiati tramite Instagram e WhatsApp con la professoressa. Da qui, poi, la tensione che ha spinto i genitori ad aggredire in gruppo la docente.

Redazione

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