Clamorosa svolta nelle indagini dei Carabinieri partite due mesi fa dopo il tentativo di linciaggio di una professoressa in una scuola media di Castellammare di Stabia: l’insegnante è stata arrestata con le accuse di maltrattamenti, violenza sessuale, induzione al compimento di atti sessuali e corruzione di minorenne ai danni di alcuni studenti. Lo riporta La Repubblica.
La 40enne si trova ora in carcere. Alla base delle accuse, le dichiarazioni acquisite dai magistrati con l’audizione in forma protetta dei 6 minori direttamente coinvolti nei presunti abusi e dell’analisi dei file audio estratti dal telefono cellulare dei ragazzi e dell’insegnante. Sul telefono dell’insegnante sono stati rinvenuti numerosi messaggi vocali dalla stessa inviati agli alunni, nonché materiale pornografico compatibile con quello descritto dalle vittime nel corso della loro audizione. Tutte le contestazioni dovranno ora essere vagliate.
“Dall’analisi del mio cellulare non verrà fuori nulla di compromettente”, aveva fatto sapere tramite il suo avvocato. Come riporta Il Corriere della Sera, le condotte imputate all’indagata hanno reso necessaria l’adozione della più grave tra le misure cautelari, quella della custodia in carcere, in quanto ritenuta “l’unica in grado di arginare il pericolo di reiterazione dei reati, anche in considerazione del fatto che, da un lato, la docente è ancora formalmente in servizio presso l’istituto scolastico”.
Per il giudice gli arresti domiciliari non avrebbero consentito di inibire alla donna l’utilizzo della rete internet, “con il conseguente pericolo di avere con altri minori ulteriori contatti analoghi”.
I dettagli su quanto sarebbe accaduto sono agghiaccianti. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, a partire dal mese di ottobre 2023, la professoressa, titolare della cattedra di sostegno di uno dei minori coinvolti, avrebbe condotto i minorenni durante l’orario scolastico (con la scusa di impartire ripetizioni) in un’aula riservata della scuola. In questo locale, che la donna avrebbe soprannominato “la saletta”, l’indagata avrebbe mostrato alle vittime del materiale video pornografico, intavolato continui discorsi di natura sessualmente esplicita (ad esempio alludendo a proprie esperienze “ln materia” o di indicazioni su come e dove toccarsi o toccare, anche in parti intime, i partner), invogliato alcuni di loro a scambiarsi effusioni sessuali. Per la Procura, la donna avrebbe “finanche abusato sessualmente di uno di tali studenti, praticandogli in prima persona un rapporto orale”.
Quando non fu più possibile utilizzare l’aula, la professoressa avrebbe creato un gruppo su Instagram, chiamato appunto “la Saletta”. I messaggi avrebbero avuto “contenuto esplicitamente sessuale”: la prof si sarebbe “relazionata direttamente con i minori sulla base di un rapporto di tipo sostanzialmente paritario”. La 40enne avrebbe tenuto le vittime in uno “stato di soggezione”, minacciando bocciature, di far andare i genitori in carcere e di mandare loro stessi in comunità, anche millantando una relazione con un appartenente alle forze dell’ordine.
La situazione si è sbloccata quando uno degli alunni coinvolti è stato sospeso dopo essere stato scoperto a fumare in bagno. Questo episodio ha indotto i minorenni a confidarsi con i genitori, mostrando anche i messaggi dagli stessi scambiati tramite Instagram e WhatsApp con la professoressa. Da qui, poi, la tensione che ha spinto i genitori ad aggredire in gruppo la docente.
Il procuratore Fragliasso, come riporta Il Mattino, ha rilanciato una domanda: “Ma come è stato possibile, dal punto di vista didattico, che alla professoressa sia stata affidata per lungo tempo una pluralità di alunni e non solo quell’alunno di cui si doveva occupare come insegnante di sostegno? Su questo punto – ha aggiunto il procuratore – occorre fare approfondimenti”.
All’esterno del plesso, sui cancelli, sono stati sistemati, dopo la spedizione punitiva, due striscioni: “Si ai docenti, no alla direzione” e “tutela per i nostri figli, solidarietà alle mamme”. E’ stata la stessa preside dell’istituto a chiedere la presenza delle forze dell’ordine visto il permanere di un clima pesante intorno alla vicenda.
“Noi non ce l’abbiamo con gli insegnanti, io in questa scuola ho tre figli, ma siamo rimaste inascoltate. Io quell’audio con espliciti contenuti sessuali l’ho sentito. E si continua a parlare di camorra. Ma qui non c’entra la camorra”, queste le parole di una mamma, come riportato da Il Corriere della Sera.
“Tutto è partito da alcuni messaggi audio circolati nelle nostre chat in maniera virale. Ci hanno chiamato camorriste, hanno detto che siamo bestie ma la verità è totalmente diversa”. A parlare è la mamma autrice di un post poi diventato virale su Facebook: “L’ho scritto giovedì sera, ore dopo che è avvenuta l’aggressione. Quanto forte può essere l’urlo di una madre?”, si legge nel post, “molti penseranno che è potentissimo, invece no, non lo è! L’urlo di una madre che porta i suoi figli in una scuola che ormai cade a pezzi, un relitto alla deriva, nessuno lo ha sentito, nemmeno chi è capo di questa scuola”.
La docente aveva detto di aver subito ad agosto l’hackeraggio dei profili social, e ricevuto minacce di morte via chat. Da prassi è stata disposta una ispezione ministeriale. Il Ministro aveva parlato di “imbarbarimento”, la sottosegretaria Paola Frassinetti di “episodio di tensione”.
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