Qualche giorno fa, in una scuola secondaria di primo grado di Asti, un alunno cade accidentalmente durante la lezione di attività motori. Il padre dell’alunno chiede spiegazioni al docente e reagisce aggredendolo.
Immediata la reazione delle organizzazioni sindacali.
Flc-Cgil, Cisl-Scuola e Snals di Asti sostengono che “è inaccettabile che un lavoratore debba subire violenze, fisiche o psicologiche, a causa di un infortunio che, peraltro, non è dipeso né dal suo operato né da sua incuria”.
Nelle ultime ore sull’episodio ritorna anche lo Snals nazionale per sostenere che “nel prossimo rinnovo contrattuale dovranno essere poste le basi per una effettiva tutela del personale docente anche attraverso la valorizzazione significativa della funzione docente e della retribuzione professionale”
Prosegue lo Snals: “Vedere i genitori in armi contro il docente di turno, che ha osato comminare una sanzione disciplinare, o dare una valutazione negativa o semplicemente che non si è lanciato tra il suolo e l’alunno, per impedire che cadesse in palestra, mentre giocava a pallavolo, di sicuro non aiuta i ragazzi nella loro crescita e non contribuisce a fare di loro i cittadini che sono destinati a essere”.
Nel corso del comunicato il sindacato di Elvira Serafini richiama più volte l’espressione “comunità educante” alla quale l’ultimo contratto nazionale dedica persino un apposito articolo che così recita: “la scuola è una comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, improntata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni”.
“Appartengono alla comunità educante – prosegue l’articolo 24 del contratto – il dirigente scolastico, il personale docente ed educativo, il DSGA e il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, nonché le famiglie, gli alunni e gli studenti che partecipano alla comunità nell’ambito degli organi collegiali previsti dal d.lgs. n. 297/1994”.
Episodi come quello accaduto ad Asti dimostrano però che non basta l’articolo di un contratto nazionale a vincolare i comportamenti di tutte le componenti della “comunità educante”. Il contratto vale certamente fra le parti (amministrazione scolastica da un lato e dipendenti dall’altro) ma non può in alcun modo valere per le famiglie.
E forse, a questo punto, serve a poco anche il “patto di corresponsabilità”: se la famiglia lo infrange, la scuola ha ben pochi strumenti per “sanzionare” il comportamento dei genitori.
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