Si torna parlare del caso che ha scosso l’intero mondo della scuola qualche mese fa: quello del professor Vincenzo Amorese, docente di diritto all’Istituto Majorana di Bari, aggredito dal padre di un’alunna tra i locali scolastici dopo averle messo una nota.
Come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno, ci sono importanti novità. Per l’aggressore, di 35 anni, che ha preso a schiaffi l’insegnante, dopo la chiusura delle indagini preliminari, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Interruzione di pubblico servizio e lesioni sono i reati contestati. Insieme a lui rischia il processo un amico di famiglia, di 30 anni, con cui l’uomo si è recato a scuola il giorno dei fatti.
Il 35enne, qualche giorno dopo l’aggressione, è stato posto agli arresti domiciliari per poi essere liberato dopo tre mesi su decisione dello stesso pm che ritenne ormai attenuate le esigenze cautelari. L’uomo non ha mai negato l’aggressione, peraltro immortalata dalle telecamere della scuola. L’ha però motivata dicendo che la figlia gli avrebbe riferito di aver ricevuto delle attenzioni ambigue da parte dell’insegnante.
Stando alla denuncia del professore, invece, questi aveva “redarguito più volte l’alunna entrata in ritardo alla seconda ora senza essere autorizzata, poiché la stessa creava disturbo al regolare svolgimento della lezione. Sin dal suo ingresso, infatti, l’alunna aveva iniziato a tenere un atteggiamento sfrontato e poco rispettoso nei confronti del professore che più volte l’aveva invitata a modificare il proprio comportamento. I rimproveri del docente erano stati inutili al punto che la studentessa aveva iniziato a incitare i suoi compagni di classe a non seguire la lezione pronunciando in dialetto barese la frase: ‘Non lo sentite a quello, lasciatelo perdere'”. Il professore “si era quindi visto costretto a redigere una nota scritta disciplinare nei suoi confronti sul registro”.
Terminata la seconda ora, poi, mentre era in un’altra classe, il docente “notava aprire con irruenza la porta di accesso all’aula e contestualmente veniva invitato ad uscire in corridoio da un uomo che gli diceva: ‘Professore vieni qui che dobbiamo parlare'”. Appena varcata la soglia dell’aula – hanno ricostruito gli investigatori – l’uomo gli si poneva frontalmente e gli diceva “‘professore non ti permettere mai più di fare una cosa del genere’ afferrandolo per le spalle, iniziando a schiaffeggiarlo violentemente al punto da fargli perdere l’equilibrio e da provocargli una sensazione di stordimento”.
L’aggressore avrebbe continuato a minacciare il docente anche dopo averlo picchiato e si sarebbe allontanato solo dopo l’intervento del personale della scuola. Intanto le indagini continuano anche per accertare quanto denunciato dalla famiglia della studentessa sui presunti atteggiamenti molesti del professor Amorese.
In corso anche un’altra indagine, da parte dei magistrati minorili, nei confronti della studentessa, la cui posizione è stata stralciata e trasmessa per competenza alla Procura minorile, che ha avviato colloqui con gli assistenti sociali e sta valutando la posizione della ragazza.
La dirigente scolastica Paola Petruzzelli, qualche giorno dopo i fatti, ha detto la sua: “Ho ascoltato diverse alunne, anche docenti. Ciò che è emerso è molto diverso dalle dichiarazioni del prof. Le ragazze hanno raccontato che questo ha avuto un comportamento poco consono. Ho rimproverato i ragazzi dicendo che avrebbero dovuto informarmi subito, anche perché non faccio parte di quella categoria di dirigenti che mette la testa sotto la sabbia e che non avrebbero dovuto farsi giustizia da soli. Quello che mi hanno raccontato, credetemi, è veramente diverso”.
“Il professore è da noi soltanto in assegnazione provvisoria, arriva dalla provincia di Brescia. Proprio oggi ho chiesto l’incartamento alla scuola di provenienza e poi manderemo tutti i documenti all’ufficio scolastico regionale”.
“Che mi risulti il professore è stato strattonato. I ragazzi che lo hanno aggredito sono stati fermati all’ingresso ma loro hanno spinto chi sorvegliava. La ragazza aveva avvisato il fidanzato, il quale ha chiamato due amici che tra l’altro non sono neanche adulti, sono ragazzi anche loro. Era una cosa che poteva succedere un po’ ovunque, in qualsiasi quartiere. A me dispiace molto perché siamo l’unica scuola superiore di Bari in questo quartiere, non è mai successo niente del genere. Mi amareggia molto quello che il professore ha dichiarato”, ha concluso la preside.
Di fronte a queste dichiarazioni il docente ha risposto con rabbia: “Mettere la nota non è consono? Quali atti osceni avrei compiuto? Quali atti non consoni alla mia funzione docente? Quali sono le prove? Su quali assurdi appigli si vanno ad aggrappare per aver mosso queste denunce qui? Atti osceni? Non c’è cosa più lontana dalla verità, impossibile per un tipo come me, che sono stato solo due settimane in quella scuola. Ho solo svolto la mia funzione di docente. Anche perché con un’utenza di quella risma è impossibile calcare la mano più di tanto. Non sono ricettivi, sono abituati a fare letteralmente i cavoli loro in una scuola dove vige l’anarchia con atteggiamenti da parte degli alunni di tipo delinquenziale, mafioso”.
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