Nel caso uno studente o un docente venga trovato positivo al Covid, nella scuola scattano i protocolli sulla sicurezza, con la quarantena obbligatoria per tutti coloro che hanno avuto un contatto diretto con il contagiato. Nessuno escluso. Anche il personale Ata. Quello che, invece, avrebbe lasciato in servizio il dirigente scolastico di una scuola umbra: i collaboratori scolastici non solo sono rimasti in servizio, ma hanno dovuto anche sanificare i locali frequentati da chi è risultato positivo al virus. Una di loro, una collaboratrice scolastica di 53 anni, si è prima ammalata e poi è deceduta. A distanza di circa un mese dall’accaduto, il nipote della vittima, di professione avvocato, ha deciso di denunciare la scuola per omicidio colposo causato dal mancato rispetto dei protocolli ministeriali.
“Aveva soltanto me – ha detto il legale Messaggero – ed è per tutelare il suo ricordo che ho denunciato. Non cerco colpevoli, se c’è stata qualche negligenza non spetta a me indicarli. Avere giustizia non cambierà la mia perdita. Ma voglio tutelare il suo ricordo”.
Secondo il legale, il datore di lavoro – la dirigente scolastica e lo stesso ministero – avrebbero diretta responsabilità su quanto accaduto, perché “contravvenendo agli obblighi di tutela del lavoratore ha violato le disposizioni della normativa emergenziale nonché i protocolli di intesa elaborati dalle istituzioni governative per la ripresa delle attività scolastiche e le misure da adottare nel caso di positività di un soggetto al virus Covid-19”.
Nell’esposto – riportano la Nazione Umbria e poi da altre testate – la difesa qualifica il caso come infortunio sul lavoro, come sancito anche dal Cura Italia e dalle stesse circolari Inail.
Inoltre, si ripercorre la vicenda: dopo la positività al Covid di una insegnante, la dirigente decise di chiudere solo una sezione ma non dispose alcun provvedimento nei confronti del personale Ata. Ciò perché non sarebbero state ritenute “contatto” di caso positivo e quindi continuarono ad andare al lavoro, occupandosi anche di sanificare gli ambienti in cui aveva lavorato l’insegnante contagiata.
Quando invece – ritiene la famiglia – entrambe le collaboratrici scolastiche dovevano essere sottoposte alla quarantena in osservanza al “Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19”.
Il punto sul quale il procuratore si soffermerà sarà proprio questo: in base a quale criterio il dirigente scolastico avrebbe dovuto ritenere le collaboratrici scolastiche dei contatti diretti della docente positiva?
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