Una storia complessa che ha dell’incredibile: un docente di una scuola superiore genovese, poi diventato dirigente scolastico, è stato accusato di avere suggerito via WhatsApp le risposte delle prove ad alcuni studenti di Economia e di avere scritto per alcuni le tesi di laurea.
Come riporta Ansa l’uomo è stato condannato a svolgere lavori di pubblica utilità per un totale di 350 giorni, oltre al risarcimento di ben 11mila euro all’Università di Genova. Messa alla prova anche per 23 studenti: per loro sono stati disposti 80 giorni di lavori di pubblica utilità, oltre a duemila euro ciascuno sempre da versare all’Ateneo per ogni esame o tesi svolta dal docente.
Tra i giovani a processo anche i figli di alcune importanti famiglie genovesi, imprenditori e manager, dirigenti pubblici e politici. Secondo quanto ricostruito l’insegnante da casa sua suggeriva via WhatsApp alcune risposte d’esame agli studenti. In più, scriveva loro le tesi alla fine del ciclo triennale.
I finanzieri avevano trovato il professore a casa sua, cellulare in mano, mentre suggeriva ai propri ragazzi le risposte degli esami. Fra questi ragioneria, statistica, economia della mobilità urbana, politica economica e finanziaria. Nel frattempo un militare si era “infiltrato” in una sessione d’esame, e aveva avuto la conferma di come stavano andando davvero le cose. Gli episodi contestati sono avvenuti fra il 2018 e il 2019: sempre secondo gli inquirenti, ogni ora dedicata alla scrittura delle tesi costava 35 euro.
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