Un altro gravissimo episodio di violenza operato da un genitore contro un docente. Il fatto, accaduto in provincia di Cagliari, ha dell’incredibile: il padre di un allievo di scuola superiore ha colpito con una testata al volto l’insegnante di matematica, di 56 anni, che in mattinata aveva rimproverato il figlio perché parlava troppo durante la lezione.
Secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, i carabinieri della Compagnia di Villacidro, paese di 13mila abitanti, nel Sud della Sardegna, “stanno valutando di denunciare l’aggressore per lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale”.
Lo studente di 16 anni, continua l’agenzia di stampa, “avrebbe risposto al rimprovero, arrivando anche ad insultare l’insegnante, poi è fuggito dall’aula e ha chiamato il genitore”.
Poco dopo il padre, 53enne, “è entrato nella scuola e ha affrontato nei corridoi il professore, colpendolo con una testata al volto”.
Di lì a poco sono arrivati a scuola carabinieri e anche gli operatori del 118: subito dopo, il professore colpito al volto e il padre dello studente sono stati trasportati all’ospedale di San Gavino per essere medicati.
In base a quanto approvato con il cosiddetto Decreto Caivano approvato ad inizio settembre dal Consiglio dei Ministri, in linea teorica il genitore potrebbe davvero rischiare l’arresto immediato, poiché tale reato – violenze, minacce, resistenza a pubblico ufficiale – è stato inserito dal Dl nella lista di quelli per cui è possibile l’arresto facoltativo in flagranza.
Inoltre, il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrebbe costituirsi parte civile per difendere in tribunale il docente colpito con violenza dal genitore.
A questo proposito, va ricordato che quanto approvato a pagina 186 della Gazzetta Ufficiale, serie Generale del 9 agosto, nel 2019: “Art. 341 -bis (Oltraggio a pubblico ufficiale) . – Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato”.
La norma in vigore è stata approvata con il decreto sicurezza bis, che ha introdotto una “stretta” sui reati commessi verso i pubblici ufficiali, quindi anche verso gli insegnanti e tutto il personale in servizio nella scuola, come una risposta all’escalation di casi di violenza verso gli insegnanti.
Di recente, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha fatto sapere che i casi di violenza verso gli insegnanti in servizio si sono attestati ormai su una media di cinque al mese.
Quando subisce un’aggressione verbale o fisica, il docente deve sempre informare, con una lettera scritta, il proprio dirigente scolastico, il quale, come prevede l’articolo 2087 del Codice civile, è obbligato ad adottare le necessarie misure atte a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti.
L’insegnante aggredito dovrebbe anche chiedere allo stesso preside di prendere provvedimenti per garantire le condizioni di sicurezza in ambito lavorativo previste dalla legge e scongiurare il ripetersi di ulteriori aggressioni in grado di provocare danni morali, fisici e/o biologici nei propri confronti.
Se sono stati riportati traumi o ferite, il lavoratore deve recarsi subito in pronto soccorso per le cure del caso e chiedere il rilascio del certificato medico attestante la diagnosi e le circostanze che hanno causato la richiesta di cure mediche presso la struttura ospedaliera: è bene ricordare anche la certificazione medica dovrà essere anche allegata alla successiva denuncia da presentare alla polizia giudiziaria o ai carabinieri.
Per arginare questo genere di episodi c’è chi ha chiesto, come Ancodis, di introdurre il DaSco, il Divieto di Accesso in ambiente Scolastico, da imporre per un determinato periodo a tutti quei studenti e genitori che producono violenza nei confronti degli insegnanti: per questo, a fine 2022, l’associazione dei collaboratori dei presidi ha scritto al ministro Giuseppe Valditara.
Nella lettera aperta inviata al Ministro dell’Istruzione, l’associazione ha spiegato che “assistiamo quasi ad un’assuefazione nel leggere il ripetersi di tali fatti nei confronti di docenti che appaiono deboli, impotenti e indifesi di fronte ad alunni e genitori che ritengono di affrontare e risolvere le situazioni problematiche con la violenza piuttosto che con la forza del confronto e del dialogo”.
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