La Cassazione ha accolto il ricorso di un’insegnante giudicata troppo violenta nell’afferrare per un braccio un bambino, impegnato in una lite con altri compagni, per trascinarlo fuori dall’aula facendolo anche cadere mentre lo tirava, tanto che quando era rientrato in classe zoppicava e denunciata e condannata per questo. Lo riporta IlSole24Ore.
La Corte territoriale aveva ricordato che un intervento per evitare che i minori, nel corso di una lite o dei giochi mettano a rischio la loro incolumità, fa parte dei doveri istituzionali di un’insegnante, ma l’azione, che può prevedere anche una “qualche coazione fisica”, va calibrata.
La forza deve dunque essere usata “nei limiti strettamente necessari allo scopo”. Nel caso specifico, ad avviso della Corte d’Appello, “la forza concretamente esercitata dalla maestra” aveva superato i limiti ammessi, con il pericolo che il bambino potesse ferirsi.
Di parere diverso la Suprema corte che annulla senza rinvio la condanna, per un reato che deve prevedere anche il dolo, elemento che certamente non c’era. I giudici di legittimità escludono che la forza fisica, pur considerata eccessiva, sia sufficiente a far scattare il reato, quando il fine, del tutto lecito, era quello di separare scolari sempre più agitati ed evitare un’escalation della zuffa.
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