Non si ferma la polemica sul docente esperto, l’ultima mossa sulla scuola del Governo Draghi, intenzionato portare a casa i fondi del Pnrr a fronte del raggiungimento di tutte le milestone previste, inclusa quella sulla carriera docente, inserita all’interno della riforma della formazione docenti e di quella della riorganizzazione del sistema scolastico.
Le voci sindacali si alzano una dopo l’altra. Se mai ci fosse stato bisogno di unità sindacale, questo provvedimento la garantisce di certo, come abbiamo già fatto notare, tanto che anche chi ha sempre creduto nel middle management, oggi si ritrova a muovere delle critiche: “Da anni Andis ribadisce la necessità di un middle management nella scuola, che sostenga una leadership diffusa, adeguatamente valorizzata”. È quanto afferma in una nota l’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici. “Ma questo art.39 del DL aiuti bis, inserito come al solito in un decreto che si occupa di ben altro, è un tentativo, o una frettolosa soluzione di comodo (perché ce lo chiede l’Europa) di proposta di carriera dei docenti”.
“Disarma il contrasto drammatico tra orizzonte temporale e portata dell’intervento: non si può attivare un processo pluriennale come se quanto già avviato nelle scuole non esistesse”.
“Riforme di sistema di tale portata non si possono avviare senza aver esperito un’ampia e partecipata consultazione dei soggetti che potrebbero offrire proposte e soluzioni efficaci (associazioni professionali dei docenti e dei dirigenti, università, sindacati della scuola)”.
“L’iniziativa che ci troviamo davanti discende invece dall’elaborazione di un ristretto tavolo di lavoro e soprattutto porta il marchio della frettolosità,” conclude il sindacato dei dirigenti.
Ma i pronostici circa la realizzabilità di quanto si intende fare non sono rosei. I dissensi sono già interni anche alle forze politiche di Governo, a quanto pare. Avverte l’Anief di Marcello Pacifico: “Il docente esperto? Non si può fare: tra i tanti contrari c’è anche il M5S. Senza accordo in Parlamento come si fa a convertire le legge?”
“Nelle ultime ore, anche il leader politico del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, he espresso forti dubbi – chiosa Marcello Pacifico e cita lo stesso Conte, che avrebbe dichiarato: il Governo Draghi ha deciso che l’1% degli insegnanti, dopo un percorso di formazione, fra 10 anni potrà essere definito esperto e così ricevere un assegno di 5.650 euro. Sì, avete letto bene: tra 10 anni”.
Secondo il presidente nazionale Anief, “non solo la novità, imposta dal Governo senza alcun confronto con sindacati e parti sociali, è stata già ampiamente bocciata da quasi tutto il mondo della scuola – come testimonia l’ultimo nostro sondaggio, nel quale 9 insegnanti su 10 dicono no al docente esperto – ma a conti fatti non c’è nemmeno la maggioranza in Parlamento per approvarla. O salta l’ultima norma inserita dal Governo Draghi o rischia di non essere approvato il decreto legge”.
Il sindacalista autonomo fa notare: “Se M5S, FdI ed altri partiti sono contro il docente esperto, la norma va stralciata. Oppure sostituita con la conferma dell’organico Covid, con la ventilazione automatica delle aule, con delle risorse aggiuntive per il rinnovo del contratto, con l’inserimento di tutti i candidati nelle graduatorie del concorso straordinario bis. La verità è che questo DL, presto in Gazzetta Ufficiale, non può essere convertito in legge perché non ha i voti del Parlamento. Non c’è più una maggioranza di Governo e quindi, soprattutto su questioni divisive e non emergenziali, non può esserci una questione di fiducia”.
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