Pubblicata su change.org meno di 24 ore fa la petizione di Salvo Amato del Gruppo FB Professione Insegnante per ottenere l’abrogazione della norma sul “docente esperto” ha già superato ampiamente le 11mila firme.
Amato ritiene che le motivazioni che dovrebbero indurre la politica a cancellare subito la disposizione sono più di una.
Intanto c’è il fatto che il decreto “limita a 8000, uno per ogni istituto, la nomina di un docente esperto senza che sia stato specificato ciò di cui sarebbe esperto e quale sarebbe l’apporto innovativo per l’istituto in cui lavora che di docenti in media ne conta oltre un centinaio”.
E poi si parla di un assegno annuale di 5.650 euro, ma solo a partire dal 2033 e quindi “non si capisce la fretta per
introdurre una figura del genere se gli effetti saranno eventualmente visibili fra 10 anni”.
Senza considerare che “i percorsi formativi dovranno essere tutti a spese del docente interessato, dovranno essere affrontati in ore non lavorative e dovranno essere sottoposti al giudizio della istituenda Scuola di Alta Formazione della pubblica istruzione, che di fatto non sarà una ‘scuola’, (non si occuperà di formazione) ma un ‘tribunale’ che giudica i risultati ottenuti da chi si forma” (va detto in proposito che da una lettura testuale del decreto non sembra questa l’effettiva funzione della Scuola).
Inoltre c’è anche da dire che “la norma esclude una larga fascia di insegnanti, ovvero coloro i quali nel 2033 saranno già in pensione o prossimi alla pensione, essa di fatto non mette tutti gli insegnanti di ruolo nelle stesse condizioni di poter accedere all’eventuale ‘premio’. Il 40% degli insegnanti italiani ha più di 52 anni e fra 10 anni guarderà alla pensione”.
La figura del “docente esperto” sostiene ancora Salvo Amato “rappresenta il punto più basso mai raggiunto nella conduzione di un ministero dell’istruzione, nel tentativo di elargire somme che spetterebbero a tutti come vero aumento di stipendio e che invece verrebbero concesse solo a un docente su 100 mentre gli altri 99 potranno definirsi inesperti”.
Oltretutto – conclude l’amministratore del Gruppo “Professione Insegnante” – la norma “presenta rilievi di incostituzionalità perché elaborata e discussa a camere sciolte, non appare un affare corrente e dovrebbe essere discussa con le parti interessate e in Parlamento”.
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