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Docente esperto: PD, Italia Viva, Forza Italia e Lega propongono modifiche ma non la soppressione della norma

Sono stati depositati nella mattinata di giovedì 1° settembre gli emendamenti al decreto legge 115 all’esame del Senato in questi giorni.
E le sorprese non mancano.

Quella più significativa riguarda certamente l’emendamento presentato dalla senatrice Simona Malpezzi (PD) che, non più tardi di una settimana fa, aveva annunciato che il suo partito avrebbe chiesto lo stralcio dell’intero articolo 38 relativo alla figura del docente esperto.
In realtà l’emendamento depositato dalla senatrice dem propone una serie di modifiche, peraltro importanti e significative, del testo approvato dal Consiglio dei Ministri.
La novità principale consiste nel fatto che viene ampliata la platea dei docenti che potranno ottenere il riconoscimento che non consisterà in un assegno “ad personam” come previsto dal decreto legge ma in un aumento anticipato dello stipendio.
Per finanziare il “piano” ci dovrebbero essere, secondo l’emendamento Malpezzi, risorse importanti: 340 milioni di euro nel 2023 che saranno via via aumentati fino a 687 milioni nel 2031.
Resta ferma la necessità di superare positivamente la valutazione al termine del percorso formativo, ma in caso di mancato superamento si potrà “ritentare” l’anno successivo.
Inoltre si potrà conseguire una valutazione positiva già al termine del primo percorso senza dover cumulare tre triennalità come previsto invece dal DL 115.

Meno sorprendenti sono invece le proposte di modifica presentate da altri gruppi politici, come per esempio quella di Italia Viva a firma della senatrice Sbrollini che punta soprattutto a diminuire da tre a due i cicli di formazione, ad eliminare l’espressione “docente esperto” e a porre le basi per la creazione di figure di middle management nelle istituzioni scolastiche.
L’emendamento della Lega a firma di Mario Pittoni e altri è finalizzato soprattutto a eliminare i limiti numerici ora previsti (8mila docenti esperti all’anno per 4 anni consecutivi).

Sono invece tre gli emendamenti che prevedono la cancellazione dell’articolo 38: a presentarli sono  Loredana De Petris (Leu), Bianca Granato e altri (Costituzione, Ambiente, Lavoro)  e De Lucia e Montevecchi (M5S).

Ma tutto questo ha valore di semplice cronaca perché è molto probabile che, nel concreto – a meno di colpi di scena dell’ultim’ora – il provvedimento verrà approvato così come lo conosciamo.
Ad ogni modo le Commissione riunite Bilancio e Finanze si riuniranno ancora nella mattinata del 6 settembre. Nel pomeriggio dello stesso giorno il decreto andrà in aula e a quel punto vedremo cosa capiterà.


Reginaldo Palermo

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