Home I lettori ci scrivono Docente idoneo non ammesso al TFA Sostegno

Docente idoneo non ammesso al TFA Sostegno

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Sono Stefania D’Urso, una docente abilitata (TFA) nella classe di concorso A054 (storia dell’arte), interessata da sempre ad acquisire la specializzazione sul sostegno. Quest’anno ho partecipato alle selezioni d’accesso al cosiddetto “TFA sostegno” e attualmente risulto idonea non ammesso causa mancata valutazione titoli per meri errori tecnici.
Scrivo per comunicare tutto il mio disagio per la situazione venutasi a creare e per farmi portavoce dei mie colleghi “docenti idonei non ammessi” affinché ci venga data la possibilità di poter partecipare ad un percorso di specializzazione sul sostegno senza dover ripetere, per l’ennesima volta, estenuanti (ed inique) prove selettive, magari concedendoci l’accesso in sovrannumero (quindi senza alcuna prova in ingresso) al futuro percorso FIT sostegno; anche a fronte di:
1) crescente richiesta di personale specializzato da affiancare ai sempre più numerosi casi di studenti con disabilità che, anche quest’anno, visto l’esiguo numero di docenti specializzati o che hanno avuto accesso al corso di specializzazione, saranno nuovamente affiancati da personale non adeguatamente formato;
2) ingresso di colleghi non abilitati nell’iter preselettivo della specializzazione – che ufficialmente ha come  prerequisito l’abilitazione per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia, nella scuola primaria, nella scuola  secondaria di I grado, nella scuola secondaria di II grado – che lede non solo i diritti degli alunni con disabilità e delle loro famiglie ma anche chi, come noi, ha conseguito l’abilitazione e che ora risulta idoneo non vincitore all’iter preselettivo del terzo ciclo di specializzazione al sostegno;
3) risposta, all’interrogazione parlamentare di giorno 16 Novembre 2017 (ore 14) su richiesta  dell’onorevole Pannarale, da parte del sottosegretario Toccafondi in commissione cultura, nella quale si  dice chiaramente che il numero di posti disponibili è stato deciso al ribasso e cioè, non sull’effettivo  fabbisogno di docenti di sostegno, ma in base alle capacità dell’offerta formativa di ogni Università; ammettendo, comunque, al contempo l’enorme necessità di docenti specializzati sul sostegno, anche a fronte del vuoto che si verrà a creare da qui ai prossimi 3 anni (corrispondenti ai tempi – sottostimati – perché il FIT entri a regime), prima che verranno formati nuovi docenti specializzati sul sostegno.
4) sentenza del TAR n. 11445/2017 con la quale si chiede al MIUR di riaprire le graduatorie degli idonei al percorso di specializzazione sul Scsostegno e disporne lo scorrimento fino a raggiungere un numero di ammessi pari alla quantità di posti disponibili.
5) esistenza di precedenti, come avvenuto in relazione al secondo ciclo TFA con nota n. 319 del 2015, in cui il MIUR ha autorizzato le suddette istituzioni accademiche a procedere all’iscrizione di tutti gli idonei, attraverso la creazione di posti in deroga, in virtù del fatto che il numero dei posti prestabiliti per ciascuna Università non avrebbe potuto soddisfare la suddetta crescente domanda di docenti specializzati.
Non si potrebbe intervenire supportando le Università ad ampliare la propria offerta formativa? piuttosto che perpetrare l’ennesima ingiustizia nei confronti sia di docenti che hanno speso tempo e denaro per prepararsi a questi percorsi, ma soprattutto nei confronti dei ragazzi con disabilità che, da qui ai prossimi anni, vedranno calpestati i loro diritti, dal momento che saranno, ancora per lungo tempo, affiancati da personale non formato.