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Docente in pensione lascia libri nel parco: “Si possono solo donare, devono girare come le idee, non prendere polvere”

Sono molti i casi di docenti che, dopo la pensione, continuano a fare attività culturali o scolastiche. Una professoressa che ha insegnato filosofia per trent’anni in una scuola di Modena, come riporta La Repubblica, quando c’è bel tempo esce con un malloppo di libri in mano e nel parco più vicino li stende sulle panchine.

Un migliaio di libri accumulati

“Avrò accumulato almeno un migliaio di libri nella mia vita, li ho chiesti anche come regalo della lista nozze al mio matrimonio, figuriamoci – racconta – Ma più passa il tempo, più cresce in me la consapevolezza che debbano farsi dono. Le loro pagine vengono dal tronco di un albero e forse proprio a quel legno, all’aperto, devono ritornare”.

“In questi giorni ho portato qui di tutto: dalle opere di Manzoni ad altri classici. Seguendo fili rossi tra autori o tra temi che esploravo a modo mio. Dai saggi psicologici di Massimo Recalcati, all’indimenticabile ‘Baudolino’ di Umberto Eco fino ai grandi libri come ‘Addio alle armi’. Le storie di Margaret Mazzantini poi e gli intrecci d’amore di Clara Sànchez. Ho poggiato qui, in attesa di un altro proprietario, anche libri per cui è stato difficile distaccarmi, come il ‘mio’ Antonio Tabucchi. Ma l’ho detto: è un dono. Vorrei essere una formica per ascoltare che discorsi o pensieri suscitano”. 

La cura della docente per i libri

“Non è un abbandono, ma piuttosto la ricerca di una adozione buona, sicura”. L’indomani dal lascito infatti, lei controlla che ci siano, che stiano bene. “Se c’è troppo sole li sposto, in un luogo più ombroso. E se rimangono lì troppo a lungo, ad esempio tre giorni senza che nessuno si sia incuriosito abbastanza, lo riprendo, lo porto di nuovo con me”.

Oltre alle manifestazioni d’affetto di chi attraversa il parco, a renderla orgogliosa in questi giorni sono anche i messaggi degli ex studenti, “Grande Prof!”, le hanno scritto. 

“I libri devono girare, come le idee, e la polvere degli scaffali non gli si addice proprio”, ha detto alla Gazzetta di Modena. “Dopo qualche rifiuto da parte di rivenditori, molti dei miei conoscenti mi hanno detto di metterli in vendita, organizzando una bancarella o portandoli in qualche centro di riciclo. Ma io non ero d’accordo, perché credo fermamente che i libri si possano solo donare”.

Redazione

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