L’8 ottobre 2018 avevamo scritto riguardo il caso di una docente di una scuola di Trebisacce (Cosenza) che, secondo il Sindaco della cittadina della ionica cosentina, avrebbe insultato ed umiliato alcuni suoi studenti.
La docente ha dunque affidato al suo legale, il prof. avv. Giovanni Brandi Cordasco Salmena di San Quirico, il compito di rivelare la realtà dei fatti. La professoressa, indignata di tanto clamore mediatico, dopo il comunicato del garante per l’infanzia e adolescenza della Calabria, ha deciso di rivolgersi al Giudice, dichiarandosi vittima del piano ordito da un diabolico manipolo di bulli.
Di fronte alla barbarie con cui è stata attaccata per non aver voluto cedere al ricatto di un manipolo di bulli senza scrupoli, la stimata docente di Trebisacce, oggetto nei giorni scorsi, ma in realtà già da questa estate di oltraggi e menzogne di ogni genere, è stata costretta, davvero suo malgrado (attesa la giovane età di molti interessati coinvolti) ad adire le vie giudiziarie.
L’avvocato della professoressa dichiara che è fin troppo noto che il sindaco Franco Mundo, il quale si ostina nel porsi a gamba tesa in un contesto che non gli appartiene, ha diramato un libello in cui si accusa, solo ora, la docente, di aver apostrofato i suoi studenti (sei) quali capre, ignoranti e balordi minacciandoli di prenderli a calci in culo. Relegare la notizia ad una fake news accompagnata da una risata fragorosa sarebbe stata la cosa più opportuna, secondo il consiglio del suo legale, ma in un ambiente per molti versi provinciale avvezzo alle dicerie ed alla chiacchiera da bar, il silenzio sarebbe stato interpretato come debolezza se non addirittura quale acquiescenza. Dunque, stante il carattere completamente infondato della nota, la professionista ha querelato il sindaco della città per i gravi reati che vengono in essere nella specie, il garante dell’infanzia, l’onorevole Bruno Bossio e gli altri soggetti che per un verso o per l’altro si riconducono alla vicenda.
Si riserva di adire il Tribunale dei minori contro i bulli e le bulle del piano, rimettendo alle autorità competenti le decisioni che intenderanno prendere nelle sedi adeguate. Delle lamentele dei bulli si è detto ad oltranza per cui è inutile insistervi; nemmeno è il caso di ribadire che nessuna obiezione essi hanno rivolto alla docente o al capo di Istituto durante l’anno scolastico, nei consigli o nei numerosi colloqui con i genitori; l’uragano si è scatenato dopo gli scrutini quando alcuni di essi, due più degli altri, hanno avuto il sentore di dovere studiare il programma così come fanno i non bulli; insoddisfazione condivisa con i rimanenti facinorosi per niente soddisfatti del voto ricevuto, abituati com’erano alla summa cum laude delle valutazioni precedenti.
A posteriori i bulli si sarebbero ricordati che durante una prova di livello (sic !! la quale non è una verifica) la docente avrebbe furiosamente strappato il foglio quando in realtà sanno che la stessa ha cestinato le tracce che contenevano parti di programma non trattate. Tutta la classe ha capito le buone intenzioni della docente e si è scusata anche in presenza di altri insegnanti. Del tutto vi è agli atti ampia dimostrazione. Ciò nondimeno, riferisce la professoressa, i bulli hanno imposto con una violenza inaudita rispetto alla loro età e purtroppo con il sostegno di taluni docenti, parimenti deferiti dalla stessa all’Autorità Giudiziaria, un libello diffamatorio sottoscritto, all’epoca, da circa quindici studenti e dai loro genitori, dove però non si parla affatto di capre ignoranti e di calci in culo.
In un sito web locale della cittadina ionica cosentina sono presenti alcune frasi degli studenti bulli ricavate da registrazioni che, con ogni evidenza, sarebbero in possesso della professoressa.
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