Un fatto che sicuramente farà discutere. Una docente di una scuola media pugliese, come riporta La Stampa, avrebbe messo ad uno studente, sul registro elettronico, il voto “-1”. Inutile dire che le reazioni sono moltissime.
Tutto sarebbe avvenuto martedì scorso: la professoressa, un’insegnante di inglese, ha ripreso l’alunno che chiaccherava con un compagno. “Stai disturbando la lezione”, e da qui il voto bassissimo. La madre è incredula: “Possibile che abbia meritato il meno uno? Mai vista una cosa così, non riuscivo davvero a capire”.
“Gli chiedo se lo stesso voto è stato messo anche al compagno e mi dice di no”, ha aggiunto la mamma, che si aspettava di essere convocata dalla docente per parlare di quanto accaduto. “Io e mio marito siamo separati da poco tempo, cresco mio figlio da sola, devo garantirgli un ambiente familiare sano, sereno, essere un esempio. L’ho tranquillizzato dicendogli che un -1 nella vita può succedere, non è la fine del mondo ma deve servire a migliorare, ad imparare, a ripartire rimodulando un comportamento più responsabile e rispettando le regole scolastiche”, queste le parole della donna, che ha scelto di raccontare alla stampa il fatto per “riflettere su come alcuni comportamenti impattano negativamente sulle vite coinvolte”.
“Se fossi andata a battere i pugni a scuola, io che a casa sono l’adulta di riferimento gli avrei insegnato ad accendere micce, io sono abituata a conciliare, a buttare acqua e non benzina sul fuoco, voglio che per lui sia un monito, che gli serva ad essere resiliente. Per ora il -1 per noi è un memento, ci prenderemo il tempo necessario per metabolizzare e visto che la scuola non ci ha convocato, magari andremo a parlare con la docente di nostra iniziativa. Non cerco il conflitto, cerco comprensione. Andare subito a fare rimostranze avrebbe solo rafforzato il sentimento negativo di mio figlio nei confronti della scuola: lui già non la ama, non si sente accolto, valorizzato. Devo riservare le mie energie (positive) per la sua crescita, per il nostro rapporto. Certamente vorrò sapere le motivazioni che hanno spinto la docente ad assegnare il -1 a mio figlio. La professoressa ritiene davvero di aver fatto bene il suo lavoro?”, ha aggiunto.
“Sotto lo zero cosa c’è? Il nulla cosmico da attribuire a un ragazzino in crescita? Neanche pensavo esistesse questo voto. E così mi sono rivolta a una mia amica dirigente scolastica per approfondire. Mi ha detto che è follia”. Oggi, quattro giorni dopo la notifica che comunicava il -1, la madre ha riaperto il registro e non ha trovato più il voto.
Due docenti su tre non sono d’accordo con la proposta di non assegnare in pagella voti inferiori al quattro , perchè non sarebbe una pratica educativa: è quanto emerso da un sondaggio della Tecnica della Scuola dello scorso anno, attraverso il quale si è chiesto un parere sull’iniziativa portata avanti dall’assessore provinciale alla scuola in lingua tedesca in Alto Adige, Philipp Achammer, hanno partecipato poco meno di mille lettori, la maggior parte dei quali insegnanti.
A partecipare al sondaggio sono stati in prevalenza insegnanti, che hanno inviato il 73.8% delle risposte, mentre il 14.5% sono stati genitori, il 9.2% dirigenti scolastici e il resto appartenenti alla categoria “altro” composta da studenti, personale Ata e lettori non addetti ai lavori. Ebbene, tra i docenti il 70% non si è detto d’accordo con la proposta.
Tra i genitori, dirigenti scolastici e tutti gli altri che hanno partecipato al sondaggio, invece, si è registrata maggiore incertezza: infatti, a dire di non essere favorevole a non assegnare voti inferiori al quattro è stato all’incirca il 50% dei partecipanti.
Di recente si parla molto di voti numerici, visto che potrebbero essere ripristinati presto alla scuola primaria. Queste le sue parole della sottosegretaria all’Istruzione e al Merito Paola Frassinetti, rilasciate a Il Fatto Quotidiano: “L’idea di tornare al voto o al giudizio tradizionale (insufficiente, discreto, ottimo) nasce dall’ascolto di tantissime famiglie che non comprendono appieno gli attuali giudizi così come anche di molti maestri e maestre. Non capisco quale sia il timore nel ripristinare una valutazione più chiara. Nella vita i voti arrivano in ogni caso inesorabili e abituarsi da bambini è un modo per prepararsi alle valutazioni future, certo con questo nessuno vuole drammatizzare il brutto voto ma far capire che c’è la possibilità serenamente di poter migliorare”.
L’allora ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che nel maggio 2020 ha eliminato i voti alla primaria con un’ordinanza, ha recentemente ribadito il suo pensiero in merito. “L’anno scorso ho avuto modo di confrontandomi con le maestre tutti i giorni, e abbiamo parlato anche della riforma che abbiamo introdotto quando ero a Viale Trastevere. Abbiamo voluto che alla scuola ci fossero i giudizi e non i voti per diverse ragioni. Quando si valuta un bambino, ma anche un adolescente, la valutazione deve essere formativa”.
“Vuol dire che ai ragazzi bisogna insegnare e spiegare qualcosa anche quando si valutano. Per esempio, se un bambino sta imparando a fare le operazioni di calcolo, è possibile che il procedimento che applica è corretto, ma nel calcolo fa qualche errore. Se si dà un voto, per esempio un 7, quel numero, freddo, non dice nulla di cosa l’alunno ha sbagliato e di cosa ha fatto correttamente, e non è sempre oggettivo. Sappiamo che alla scuola secondaria ci sono per esempio insegnanti che danno voti alti più facilmente e insegnanti che sono più severi nell’assegnare un voto. Il numero dipende sempre dalla soggettività del docente che corregge un compito. È il numero secco di per sé non insegna nulla, non suggerisce allo studente come migliorare. Non dimentichiamoci che il compito dell’insegnante è sempre quello di incoraggiare i ragazzi, spiegare dove hanno sbagliato, in modo tale che in futuro non commettano più lo stesso errore”, ha aggiunto.
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