L’assassinio svoltosi danno di un docente nel nostro Paese, ad un passo dalla formazione ed ufficializzazione del nuovo Esecutivo a guida Centrodestra, torna a far parlare di scuola e formazione, elementi che hanno relativamente affollato la precedente campagna elettorale: adeguamento degli stipendi, maggiore inclusività ed investimenti, maggiore controllo. Ecco, la nota sicurezza tanto auspicata dalle parti politiche in causa, non solo meramente sociale e civile, ma anche fisica, legata all’incolumità fisica dei docenti, soggetti sui quali sembra si stia scaricando tutta quella tensione sociale accumulatasi sin dallo scoccare dall’evo delle emergenze perpetue, COVID-19 e crisi bellica in Ucraina poi. Il fenomeno delle violenze, diffuso a largo spettro presso le realtà finnscandinave, presenta radici lontane in termini di esecutori, modalità e presunti alibi.
Le tensioni sociali precedentemente espresse si concretizzano in azioni ostili, poco lucide ed estreme a danno del corpo docente, che reagisce indifeso. Il caso di Melito ha riaperto in baratro opinionistico relativo alla sicurezza sociale, economica e fisica del sistema scolastico, trasformato dal disinteresse politico e pubblico in un’appendice istituzionale burocratico-istituzionale contro la quale genitori e alunni possono sfogare i propri fallimenti. La Procura di Napoli Nord, presso una rassegna stampa organizzata per l’omicidio di recente commesso, ha reso noto gli inquirenti avrebbero coinvolto un collaboratore scolastico che, per ragioni prettamente economiche, si sarebbe macchiato dello spregevole atto. A sostenere le ipotesi e le conseguenti accuse degli inquirenti vi sarebbero degli indumenti macchiati di sangue rinvenuti presso il domicilio dell’imputato. Questo evento è solo l’ennesimo di una scia sanguinosa di delitti in seno al Vecchio Continente consumatisi di recente.
Malmö, Éragny-sur-Oise, Regioni centrali della Federazione Russa, solo per citarne alcuni. I delitti commessi a danno del corpo docenti, specie in fasi iniziali e conclusive dell’anno scolastico, dunque cruciali nell’avvio delle lezioni e nell’emissione dei risultati dei singoli percorsi di studi. Gli attentatori dei recenti assassinii sono costituiti, per il 70 %, da studenti, talvolta anche minori, espressioni di una crisi familiare (e sociale) che non lascia scampo all’immaginazione e alla sofferenza. Il restante 30 % è costituito da adulti, spesso colleghi dei docenti o genitori, che assumono un atteggiamento vendicativo a danno del corpo docente, responsabilizzato forse dal proprio impiego, già mal retribuito e poco tutelato. Le richieste, raccolte all’unisono dal personale delle scuole coinvolte, in ogni caso, fanno riferimento a maggiore sicurezza, elemento con accezione non solo meramente fisica, ma anche economica e sociale per il corpo docente.
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