Si sentono al centro di una congiura i 3.612 docenti non vaccinati riammessi in servizio ma non nelle classi: la loro incompatibilità con gli alunni, fino al prossimo 15 giugno, comporta un “utilizzo” lavorativo non sempre conciliabile con “attività di supporto alle funzioni scolastiche” e per 36 ore settimana, così come previsto dal Ministero.
Alcuni di loro lo ritengono un sopruso. Oltre che un problema di carattere pratico, perché il pericolo di farli tornare a scuola per non fare di fatto nulla è sempre più reale.
“Stamattina – ha detto un docente di un istituto superiore toscano al cronista dell’Ansa – ho parlato con il preside che mi ha detto che nemmeno lui sa come interpretare il Decreto legge. Volendo ci sono i libri della biblioteca da rimettere in ordine, c’è da fare programmazione, ma bisogna inventarsi qualcosa per dare un senso a questa norma che di per sé non ha senso”.
In base alla Nota ministeriale del 31 marzo, il prof potrà essere impiegato per “il servizio di biblioteca e documentazione, l’organizzazione di laboratori, il supporto nell’utilizzo degli audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche, le attività relative al funzionamento degli organi collegiali, dei servizi amministrativi e ogni altra attività deliberata nell’ambito del progetto d’istituto”.
Il dirigente scolastico, continua il prof di sostegno, “mi ha detto di rimanere a scuola, io sono stato a disposizione, ma non c’era niente da farmi fare. In pratica stamattina sono andato a lavorare, ma non avevo niente da fare perché tutte queste cose che stanno nelle circolari del ministero finora non le faceva nessuno e andava tutto bene”.
Il docente ritiene ingiusto anche la presentazione, ogni due giorni, del certificato di negatività al Covid: “fare un tampone ogni 48 ore a proprie spese vuole dire spendere 200 euro al mese per lavorare. Mi sembra che questo sia mobbing, è un provvedimento punitivo”, sostiene ancora il prof di sostegno.
Il docente ricorda poi che fino a dicembre poteva “lavorare in classe facendo un tampone ogni 48 ore: ora invece no. Non c’è nessuna logica, la logica può essere solo quella di voler costringere tutti a vaccinarsi”.
L’insegnante toscano sostiene che “è stato molto brutto a gennaio, nel momento in cui ci siamo trovati sotto ricatto, con la paura di perdere tutto, lo stipendio, e non sapere come andare avanti. Ma stamattina è stato divertente tornare lì e rivedere di nuovo tutta questa situazione senza senso. Se mi richiami a lavoro, mi fai rientrare ma non mi permetti di fare il mio lavoro, è mobbing”.
Quindi, il docente parla dell’alunno disabile che non vede più da tre mesi: “Lo seguo da due anni – ricorda – e avevo un bellissimo rapporto con lui, è stato difficile spiegargli che il governo mi stava impedendo di lavorare. Quando gli ho detto che non sarei più potuto andare ha iniziato a piangere”.
Quindi conferma che il Governo con questa scelta sta sferrano “un attacco alla libertà di insegnamento: vogliono mettere fuori tutti quelli che la pensano diversamente”.
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