Questa è la storia di un docente che ogni giorno percorre 36 km (andata e ritorno) dal suo paese Barge al liceo Bodoni di Saluzzo.
L’insegnante di lingua e letteratura italiana è un pendolare anomalo, perché i suoi chilometri sono percorsi in bici. E alla Stampa spiega le sue motivazioni: “Ogni anno pedalo 12 mila chilometri. In auto ne faccio 7 mila. C’è chi mi vede come una ‘mosca bianca’, ma credo che dovrebbe essere la normalità, o quasi. Alcuni anni fa sono stato una settimana in Belgio, per l’Erasmus con i ragazzi del liceo, e là tutti vanno a scuola e al lavoro in bicicletta.”
E aggiunge: “Chiunque può andare in bicicletta con un po’ di allenamento e un po’ di pazienza. Certo, bisogna mettere in conto un po’ di freddo, la fatica, a volte la pioggia. Finché il meteo lo permette, io a scuola vado in bici; in pieno inverno, con il freddo e il buio, passo all’auto. Fin dalle prime supplenze, anni fa, avevo iniziato ad usare la bicicletta per andare al lavoro. E non ho mai smesso. A chi mi dice che impiego più tempo, rispondo che probabilmente quel tempo, molti di noi, forse anche io, lo avremmo passato a guardare lo smartphone. Quindi va bene così. C’è tempo per fare tutto, anche spostandosi in bicicletta. La uso pure in vacanza e l’anno scorso ho percorso il Cammino di Santiago”.
Infine rivolge alcune parole anche a chi lo critica: “Mi sento dire dagli automobilisti ‘voi ciclisti siete un pericolo’, ma dovrebbe essere il contrario. E se buco una gomma in auto e arrivo in ritardo al lavoro è considerato un imprevisto accettabile, ma se la stessa cosa mi accade in bici c’è chi commenta: ‘Basterebbe usare l’auto’. Piccoli esempi che dimostrano come la cultura delle due ruote sia lontana dal nostro modo di interpretare la quotidianità”.