Dal gennaio di quest’anno diverse testate giornalistiche online di Messina riportano il medesimo comunicato relativo all’iniziativa di un reparto dell’Esercito Italiano per far conoscere nelle scuole la propria Weltanschauung. Le parole sono sempre le stesse: “Ha inizio il progetto della Brigata ‘Aosta’, in sinergia con diversi Istituti Superiori della Città”, scrive il 31 gennaio Filodirettonews, “per promuovere tra i giovani il valore dell’identità nazionale. Militari e studenti parteciperanno alla cerimonia dell’alzabandiera intonando le note dell’inno nazionale alla presenza della banda della Brigata “Aosta” (…). Sarà questa una delle molteplici iniziative che l’Esercito proporrà agli studenti, nell’anno in cui ricorre il Centenario della Grande Guerra, per ricordare quei giovani di allora che dall’Isonzo alle Dolomiti, dal Carso al Piave fino al Monte Grappa, contribuirono in maniera determinante all’unità nazionale”. Identico il comunicato di Stampalibera nello stesso giorno.
L’iniziativa prende piede. La cerimonia ha luogo in numerose scuole. Il 12 aprile Strill annuncia solennemente che l’iniziativa è arrivata nelle scuole di Messina «per ricordare quegli uomini nati tra il 1874 e il 1899 che tra gli angusti spazi delle trincee e le imponenti cime dei monti contribuirono in maniera decisiva all’unità nazionale, sacrificandosi con generosità e coraggio». Parole che ricordano un po’ la voce stentorea di Guido Notari, lettore ufficiale dei cinegiornali Luce… ma tutto è accettabile, se a fin di bene (e la Patria non è forse il sommo Bene?).
Anche se, a dire il vero, la Scuola prima della legge 107/2015 (“Buona Scuola”) era chiamata più a far nascere il pensiero critico che la fede nei dogmi. Qualcuno forse intende la scuola-azienda anche come strumento di persuasione acritica senza approfondimento? forse perché l’approfondimento critico degli studi storiografici potrebbe incrinare la fiducia e le convinzioni del futuro cittadino/consumatore/salariato/precario?
Sta di fatto che le medesime tonanti parole di cui sopra sono scritte anche da Tempostretto (altra testata di Messina) il 13 aprile. Che sia tornato il MinCulPop con le sue veline?
Qualcuno, però, non ci sta. Si chiama Antonio Mazzeo, e fa l’insegnante nell’Istituto “Cannizzaro-Galatti” di Messina. È anche un pubblicista, conosciuto per il suo impegno pacifista e per le sue ricerche sui colletti bianchi del messinese in odor di mafia. Il 14 aprile Mazzeo pubblica sul proprio blog una lettera aperta alla propria Dirigente Scolastica, protestando contro l’adesione del proprio Istituto all’iniziativa (non deliberata, secondo il docente, in sede collegiale).
Scrive tra l’altro: “Soprattutto negli ultimi anni ho pubblicato inchieste e saggi proprio su quanto sta avvenendo nelle scuole e nelle università italiane, dove le forze armate, la NATO, i militari USA e il complesso militare industriale” propagandano “disvalori (la guerra, la violazione dei diritti umani, la ‘bellezza’ delle armi di distruzione ecc.) che sono fortemente in contrasto con i valori e le norme costituzionali (difesa della pace, libertà di espressione e d’insegnamento, ecc.). (…) Esprimo pertanto il mio totale dissenso per questo pseudo-progetto “Militari-studenti”, illegittimo perché mai discusso e approvato dal collegio dei docenti e paradossalmente realizzato proprio nei giorni in cui si consuma l’ennesima tragedia di guerra internazionale (…); con la presente comunico che non accetterò di parteciparvi personalmente né di accompagnare le mie classi durante le mie ore di servizio”.
Decisione insindacabile, perché in materia didattica i docenti sono sottoposti unicamente alla Costituzione, alle leggi, al contratto nazionale di lavoro ed alle delibere del collegio dei docenti.
Tanto è bastato, nondimeno, per varare un provvedimento disciplinare contro il professor Mazzeo, reo, secondo la contestazione d’addebito indirizzatagli dalla sua Dirigente, di danneggiare “l’immagine, il decoro della scuola»; di “aver tenuto in pubblico comportamenti integranti violazione dei doveri fondamentali ed elementari di fedeltà e correttezza che gravano al lavoratore”; di “aver definito una doppia mistificazione storico-sociale, quella dell’Esercito e di quei dirigenti scolastici che in violazione del dettato costituzionale e con ordini di servizio palesemente illegittimi hanno imposto le attività musico-militari ai propri docenti ed alunni”.
Anche perché, come lo stesso Mazzeo dichiara, “la mia opposizione ad ogni progetto tra forze armate e scuola è stata espressa da sempre in iniziative pubbliche, incontri, seminari, riunioni di collegi e consigli di classe, assemblee studentesche e di insegnanti, finanche corsi riconosciuti dal MIUR e in cui ho pure ricoperto il ruolo di formatore o relatore“.
È ancora lecito il dissenso nella “Buona Scuola” del terzo millennio? Una petizione in difesa di Mazzeo e del suo coraggio ha già raccolto quasi mille firme.
Alvaro Belardinelli (esecutivo Nazionale Unicobas)
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