Quello che è successo in Senato qualche giorno fa ha dell’allucinante. E non solo perché è stata approvata una riforma della scuola che nessuno voleva, violentando i fondamentali diritti del popolo. Ecco la testimonianza di una docente precaria che, alla fine della protesta, è stata denunciata dal suo stesso partito.
La professoressa fa un triste resoconto sulla sua pagina FB: “Oggi si è votato al senato il maxi-emendamento sulla scuola. Raggiungo i miei colleghi. Ci abbracciamo, ci salutiamo, facciamo qualche battuta. Salutiamo quelli che entrano in senato e siamo pronti per unirci al corteo. Ma non riuscivo ad allontanarmi, come una mamma in attesa che la propria figlia partorisca. Esce qualche senatore per chiederci chi vuole entrare: vorremo entrare tutti. Sentivo che in quel palazzo si giocava la mia vita. Entro. In silenzio prendiamo posto,sono in prima fila insieme alle mie amiche Mascia e Margot. Il presidente Grasso ci annuncia. E’ tutto di velluto rosso e legno, tra me e me penso: sembra un teatro.”
A questo punto viene il bello: “Guardo giù, mi sembra che la sen. Puglisi ci saluti, rispondo istintivamente … ma no, non è un saluto … mi sta dicendo di smammare! Possibile? mi guardo intorno, qualcun altro fa lo stesso gesto. Rimango impassibile, se do loro fastidio è il posto giusto. Aspetto. Cerco di capire. Vicino a me c’è un poliziotto, giovane, un ragazzo, moro, elegante, 5, forse 6 commessi. Si inizia a votare. Una lunga sequenza di Sì. Chiamano Napolitano, risponde:sì. Ma come un partigiano? Guardo spaesata verso SEL, sotto di me M5S e Lega. Ad uno ad uno alla seconda chiamata dicono NO. Ma non basta, non è sufficiente. Alla fine ci alziamo, iniziamo a gridare: VERGOGNA! Veniamo strattonati e allontanati. Fuori dall’aula mi sento male, quel poliziotto mi abbraccia, un ragazzo, mi tiene stretta e mi sussurra; maestra, questi non sanno cosa significa soffrire. Esco.”
Insomma i politici invitano i docenti a scomparire, perché tanto lì si fa come dicono loro: “Se qualcuno in quel momento mi avesse detto:occupiamo il senato! sarei rimasta, anzi forse l’ho detto: io da qui non mi muovo! Ero seduta sui gradini, tremavo, si riavvicina quel ragazzo, mi prende la mano, e poi Mascia: Patrizia, andiamo. Li seguo. Non ho più voce, solo tante lacrime, penso alla mia vita, penso al senso della vita di mio figlio, mi sento ancora una volta di aver fallito, di non aver saputo far rispettare i suoi diritti, e di non avere i mezzi economici per sostenere la mia famiglia, gli studi, le terapie, il mutuo. La mia intelligenza, le mie lauree, i corsi di formazione, i master, la voglia di mettere a frutto la mia esperienza, l’impegno civico, i sogni, le speranze … niente … tutto alle ortiche. E poi arriva la beffa: denunciata dal mio ex partito! grazie, grazie PD.”
Questa la testimonianza di un’insegnante di sostegno precaria della Repubblica italiana. Denunciata dal Pd, il partito che aveva sempre votato. E’ la fine di tanti sogni, di un’idea della politica irrimediabilmente anacronistica. Oggi è il tempo degli sciacalletti e delle iene. Smamma, insegnante, ma chi sei, che vuoi?
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