Insegnante da 12 anni tra le scuole secondarie di primo e secondo grado, ma il suo stipendio è rimasto sempre lo stesso, perché per i precari della scuola pubblica l’anzianità di servizio non conta.
A riportare la vicenda del professore Francesco Vianello di Mestre, è il Corriere della Sera. Vianello, residente a Mestre, ed attualmente in servizio all’istituto Luzzati Gramsci Edison Volta Mestre, dal 2012 docente di materie scientifiche in diverse scuole della provincia di Venezia e senza cattedra fissa, ha deciso di rivendicare i propri diritti facendo causa al ministero dell’Istruzione e all’ufficio scolastico regionale. Il Mim dovrà così risarcire l’insegnante per le retribuzioni arretrate, con il riconoscimento degli scatti di anzianità. Privo di abilitazione ed inserito in seconda fascia, non ha mai visto aumentare il suo stipendio pur avendo stessi compiti e responsabilità dei docenti di ruolo.
Vianello ha fatto causa al ministero e all’ufficio scolastico regionale per vedersi riconosciuto quanto gli spetta. Richieste accolte dal tribunale civile di Venezia: rispetto agli accrediti degli importi sulla carta docente, il giudice ha stabilito che la richiesta del docente fosse prescritta fino all’anno scolastico 2017-2018, riconoscendone invece la pretesa per gli anni scolastici successivi, così come per la retribuzione professionale. In merito all’anzianità professionale il tribunale gli ha riconosciuto gli scatti effettivi di lavoro.
“Solo in Italia – spiega l’insegnante – la scuola pubblica ricorre alla precarietà del lavoro per coprire il deficit permanente di personale. Ai docenti che sono dietro la cattedra da anni si chiede di vincere un concorso per vedersi riconosciuti i i propri diritti di lavoratori ed essere, finalmente, assunti. In pratica, fanno pilotare un aereo per 10 anni ad una persona senza patente e poi chiedono di fare l’esame per prenderla. Una contraddizione per cui anche la Corte europea ha sanzionato il nostro Paese proprio perché, dopo 3 anni di contratto a termine, il lavoratore dovrebbe essere stabilizzato”.
“Agirò – aggiunge – affinché mi venga riconosciuto l’abilitazione senza lo debba fare a mie spese, visto che il lavoro lo sto svolgendo da molto tempo. storici precari non possiamo continuare a subire tutto questo, non è una questione economica ma ne vale la nostra dignità professionale”.
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