Altro che 30.000 euro, come quelli “spuntati” di recente da 15 precari storici al Tribunale del Lavoro di Genova come indennizzo per non esseri stati assunti a titolo definitivo. Un supplente romano, non si sa ancora di quale livello scolastico, è andato oltre ogni aspettativa chiedendo in pratica oltre 100.000 euro l’anno per i 32 di precariato accumulati. Arrivato alle soglie della pensione, oggi ha 54 anni, il docente deve essersi reso conto di come la sua vita professionale e personale fossero state condizionate da quell’agognata immissione in ruolo, mai tradotta in realtà. Così, supportato dai legali del Codacons, ha deciso di denunciare l’Ispettorato dl lavoro, chiedendo il risarcimento record, di 3 milioni di euro, come indennizzo utile a risarcire i danni che l’amministrazione avrebbe attuato nei suoi confronti. Nella richiesta ha citato lo sfruttamento del lavoro, l’abuso di autorità su soggetto debole, ma anche l’appropriazione indebita della forza di lavoro. La denuncia del Codacons avrebbe tirato in ballo anche le non marginali responsabilità dei vari ministeri dell’Istruzione che si sono succeduti dal 1979 ad oggi.
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Docente precario da 32 anni chiede 3 milioni di euro di risarcimento
Diciamo subito che le possibilità che la richiesta vada in porto sono limitate. Prima di tutto perché creerebbe un precedente così clamoroso che se applicato anche ai migliaia di ricorsi analoghi in atto metterebbe in ginocchio le casse dello Stato: basta dire che se i 30.000 euro assegnati dal Tribunale di Genova ai 15 ricorrenti andassero a tutti coloro che vantano almeno tre anni di servizio (circa 100.000 tra docenti e Ata), lo Stato dovrebbe liquidare qualcosa come 4 miliardi di euro. In secondo luogo, il supplente era cosciente che i contratti a tempo determinato stipulato con la scuola non comportano trasformazioni d’ufficio a tempo indeterminato.
C’è poi un altro punto a favore dell’amministrazione. Per evitare rimborsi collettivi record, di recente il Governo ha confermato l’inammissibilità dell’assunzione d’ufficio per il mondo della scuola: “i contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze del personale docente e Amministrativo, Tecnico ed Ausiliario (ATA), in quanto necessari per garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo, – si legge nel Decreto sviluppo in via di approvazione definitiva – non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, né consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo“.
Secondo, Carlo Rienzi,presidente del Codacons, queste considerazioni non sono però fondamenti: riamene il dato di fatto di un docente con 32 anni di supplenze ed una vita segnata dai rapporti di lavoro a termine, “un caso assurdo, che a nostro avviso può configurare un vero e proprio sfruttamento del lavoro: per fortuna i tribunali di tutta Italia stanno accogliendo le richieste dei precari della scuola“.