Come riporta Il Gazzettino, un docente di musica e sostegno è rimasto in una condizione di precariato per tutta la sua carriera a scuola, fino al raggiungimento della pensione, a 67 anni, con lo stesso stipendio, pari a 1500 euro, di ingresso.
L’insegnante ha fatto supplenze in molte scuole della zona di Udine. “Tutta l’esperienza teatrale e musicale – ha raccontato il professore delle medie – l’ho portata a scuola e gli allievi che partecipavano ai laboratori sono stati molto riconoscenti. In classe, invece, ho assistito al peggioramento del comportamento, le ultime generazioni mancano di rispetto ai docenti, le famiglie vedono i prof come balie, sarebbe bello che la scuola fosse come un teatro dove regna l’ascolto e la collaborazione, mentre spesso c’è confusione e un’intromissione dei genitori che contestano pure le note. Ho preferito, dunque, insegnare sostegno in quanto vi è un rapporto privilegiato con lo studente, mentre musica non viene vista come disciplina con interesse”, ha detto, con amarezza.
“Insegnare rimane bellissimo, ma i primi anni sono stati duri, l’attesa della supplenza equivaleva a forti tensioni, gradualmente aumentava il mio punteggio nelle graduatorie e vi era la sicurezza della chiamata. Ricordo che un anno arrivò la proposta di lavoro solo a gennaio e dovette sopperire mia moglie alle questioni contingenti. Non avendo figli è stato più sopportabile economicamente, con il lavoro precario una famiglia fatica a farcela”, ha spiegato, raccontando delle proprie difficoltà vissute negli anni.
Ed ecco una critica all’intero sistema: “Gli insegnanti sono tutti uguali per la comunità scolastica, anzi le mansioni sono identiche anche gli incarichi aggiuntivi, ma la vera situazione dei precari è oscura alle famiglie, si tratta di un bel risparmio per lo Stato perché gli scatti di anzianità non corrono, i miei colleghi vanno in pensione con 3-400 euro in più, ma tutto questo subire viene accettato dai giovani che non si ribellano”.
“Siamo davanti ad una disonestà legalizzata – ha ribadito il docente – non mi sono adattato al sistema, l’ho dovuto subire. Ho cercato di far capire ai ragazzi l’autodeterminazione, dove sta la verità. Una volta si entrava con concorsi per titoli e servizi, poi si è complicato per favorire il precariato dell’università che non trovava collocazione negli atenei, a scapito dei professori esperti della scuola. In questi anni mi ritengo un battagliero”, ha concluso.
Ieri, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, al Question Time alla Camera, ha parlato proprio di precariato: “La questione è alla costante attenzione di questo Governo, che ha iniziato a invertire una tendenza, protrattasi per troppi anni, che ha portato lo Stato italiano a essere addirittura oggetto della procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea sul tema dell’abuso dei contratti a tempo determinato nel sistema scolastico.
Ricordo, inoltre, che il PNRR ha nel frattempo introdotto un nuovo modello di reclutamento dei docenti, collegato a un profondo ripensamento della loro formazione iniziale, che potrà rappresentare un “antidoto” alla creazione di precariato solo dopo che sarà entrato pienamente a regime.
Per questo motivo, stiamo ponendo particolare attenzione alla fase di accompagnamento e transizione verso questo nuovo modello di reclutamento, che non può non tenere in conto l’esperienza professionale maturata dal personale docente nell’ambito dei precedenti rapporti di lavoro a tempo determinato.
E così, nell’avviare un’importante stagione di nuovi concorsi da bandire con frequenza annuale, abbiamo fatto in modo che il primo di essi, che sarà bandito a cavallo di questa estate, sia riservato a coloro che hanno già prestato servizio per almeno tre anni negli ultimi cinque presso una istituzione scolastica, o che abbiano conseguito i 24 CFU secondo il previgente ordinamento.
Inoltre, a riprova della costante attenzione alla valorizzazione del servizio già prestato dai docenti “precari”, intendiamo favorirne l’accesso ai nuovi percorsi di abilitazione attraverso una significativa quota di riserva, nonché concentrando i contenuti dei percorsi loro riservati soprattutto sulle competenze teoriche ancora da acquisire.
Onorevole, quanto sinteticamente illustrato dimostra l’impegno di questo Governo di voler – anzitutto – assicurare ai nostri studenti un innalzamento della qualità dell’offerta formativa: obiettivo, questo, che intendiamo raggiungere senza dimenticare l’esigenza di garantire la continuità didattica oltre che il più alto numero possibile di docenti di ruolo in cattedra, in modo da ridurre progressivamente il fenomeno del precariato”, ha concluso.
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