Esistono dei casi di docenti presunti fannulloni difficili da difendere. Come quello di una professoressa di religione, che insegna in un liceo del comasco.
La professoressa in questione, come riporta La Repubblica, avrebbe infatti prodotto certificati falsi per giustificare diverse assenze fatte a scuola: si tratta di certificati di corsi universitari per usufruire del diritto allo studio delle 150 ore e di certificati di malattia.
La scoperta del presunto imbroglio, che ha rinviato a processo la suddetta docente, è stata fatta, in modo del tutto casuale, dalla squadra mobile di Como. Infatti, come riportato dal quotidiano la Repubblica, la polizia lariana, mentre effettuava indagini di carattere amministrativo rispetto ad altri sospetti, ha riscontrato l’anomalia di alcune certificazioni.
Il periodo in cui la docente avrebbe utilizzato questo presunto comportamento illegittimo va dal 2008 al 2012.
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Da controlli incrociati, tra la scuola in cui era titolare la docente e l’Università Insubria di Como, la squadra mobile ha evidenziato come la professoressa abbia potuto modificare una decina di certificati di presenza siglati dalla suddetta università oltre documenti emessi da un centro diagnostico cittadino, dall’ospedale Niguarda di Milano e da una facoltà di medicina.
Il sospetto che la docente abbia potuto modificare questi certificati, sarà tutto da dimostrare in sede di processo: l’accusa si fonda sul fatto che gli eventi certificati si sono realmente svolti, solo che non sarebbero coincisi con le date riportate nelle certificazioni contestate.
Inoltre, il vantaggio di cui avrebbe goduto la docente, sarebbe stato quello di assentarsi indebitamente senza avere trattenute stipendiali per assenze ingiustificate. Ciò comporterebbe pure un danno all’erario, oltre che il reato di assenza ingiustificata, derivante dai certificati “corretti”. Il tutto potrebbe rendere la posizione della prof di religione a rischio licenziamento, soprattutto dopo la “stretta” voluta dal governo Renzi.
Il processo intanto è stato fissato per il prossimo giugno. In quella sede la donna avrà la possibilità, speriamo, di smontare le accuse.
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