Sta facendo discutere il gesto di un docente che avrebbe cercato di colpire con un ombrello gli studenti, intenti ad occupare il proprio liceo, a Milano, bloccando l’ingresso. A parlare ora è, a Il Corriere della Sera, il dirigente scolastico del liceo.
Il dirigente: “Mi dichiaro prigioniero politico”
“Per me l’occupazione è un atto di fascismo. È una manifestazione violenta e antidemocratica. Una minoranza che impone la propria volontà alla maggioranza è il contrario della democrazia. Se impedisci con la forza a qualcuno di entrare in un liceo sei un violento. Queste cose non devono finire a pacche sulle spalle, non bisogna essere ambigui ma chiari su questo punto”, queste le sue parole.
“Forse dichiarandomi prigioniero politico ho esagerato, ma tutto il resto lo penso. Per me l’occupazione è un atto di fascismo e il fascismo non attecchirà mai nella mia scuola. La stragrande maggioranza degli studenti e tutti i professori volevano entrare e gli è stato impedito. Hanno permesso a me di entrare, ho trovato le barricate all’inizio delle scale e ho lanciato via un banco per passare. Ho avvisato le forze dell’ordine e ho chiesto di identificare gli esterni. Poi ho incontrato i rappresentanti di istituto”, ha aggiunto.
Il dirigente dormirà a scuola
Il dirigente ha intenzione di dormire all’interno della scuola: “Resterò qui per tutta la durata della protesta, anche di notte. Ho la poltrona per dormire, la stufetta, la musica sul cellulare, due libri di fenomenologia da leggere e qualche barretta da mangiare. Non me ne vado, non abbandono la nave. Se noterò la presenza di esterni o l’introduzione di sostanze stupefacenti e di alcolici, avviserò le forze dell’ordine, come ho fatto già due anni fa, quando feci finire l’occupazione in corso perché erano entrati cinque ragazzi che non erano miei studenti”.
E, sul caso specifico del docente armato di ombrello: “È vero che i professori dovrebbero avere nervi d’acciaio, ma in momenti di tensione può capitare che qualcuno perda le staffe. È un supplente”.
La ricostruzione dei fatti
Mentre i ragazzi erano già dentro, barricati con fumogeni, uno di loro si è fatto avanti per opporsi ai tentativi di alcuni docenti di sfondare il picchetto. Di fronte al giovane il professore di italiano e latino della scuola ha usato l’ombrello per colpire i ragazzi. Ecco il racconto del rappresentante degli studenti, 18 anni, al quarto anno di liceo.
“Un ragazzo è andato incontro al prof. Lui, forse colto dal fermento di quegli attimi, ha impugnato l’ombrello e ha cercato di rompere il picchetto affondando il colpo. Nessuno si è fatto male. Lui è un mio docente di italiano e latino. In classe diceva di aver sempre sfondato i picchetti, di non essere mai stato lasciato fuori da scuola: sarà stata la sua prima esperienza formativa”, ha spiegato.
Ed ecco altre parole molto amare: “Con alcuni collaboriamo e si sono dimostrati disponibili. Noi vorremmo solo essere sostenuti. Si dice che i ragazzi non alzano mai la voce e quando lo fanno non va bene. Che poi, non condanniamo chi vuole fare lezione, chi vuole lavorare. Condanniamo la violenza”
Occupazione scuola, le richieste degli studenti
Ma quali sono i motivi dell’occupazione? “Occupiamo per amore. Per amore degli studenti e per la sanità mentale. Per opposizione a un governo che sentiamo lontano. Occupiamo per la libertà di manifestare dopo le manganellate a Pisa e a Firenze. Per gestire meglio l’alternanza scuola lavoro, che è organizzata male e ci toglie il tempo libero. Ci toglie quell’otium che al classico studiamo”, ha detto il ragazzo.
Nei desideri dei ragazzi, oltre all’attenzione al benessere psicologico e alla violenza di genere e alla critica verso i Pcto, tra le tante cose, c’è la richiesta di trattare maggiormente l’attualità in classe: “Ci viene sempre detto che la scuola ci forma ad essere cittadini consapevoli. Eppure, gli argomenti di attualità non sono quasi mai trattati in classe. Non è tollerabile il silenzio su ciò che accade nel nostro presente, né si potrà mai definire completa una formazione incapace di fornirci uno sguardo critico sulla realtà. Dal momento che quasi nessun prof vuole prendersi la responsabilità o ha il tempo necessario per intavolare discorsi politici e attuali in classe, decidiamo di farlo in modo autogestito durante il periodo di occupazione”, hanno detto gli studenti.
Il vicepreside della scuola ha spiegato: “Siamo arrivati questa mattina e abbiamo trovato la scuola occupata con i fumogeni. Volevamo entrare ma non siamo riusciti. Il video del professore che avrebbe tirato l’ombrellata? Non l’ho visto e non parlo di cose che non so. Domani alcuni di loro andranno in gita: ci sarà un certo imbarazzo, non sappiamo come comportarci. Erano anche in programma le prove Invalsi. Ora saltano e speriamo di avere il tempo di riprogrammarle. Non abbiamo poi ben capito per cosa protestino. È vago. Il preside è a scuola e sta capendo cosa fare. Parliamo con la Digos. I ragazzi dicono che vogliono rimanere fino all’8? Vedremo. Noi con i ragazzi abbiamo sempre parlato, dialogato. C’è stata collaborazione. Non siamo loro nemici. Siamo solo molto amareggiati”.