Una vicenda intricata che sembra essersi conclusa. I genitori di una bambina caduta a scuola nel milanese hanno fatto causa al ministero dell’Istruzione e l’hanno persa, come riporta La Repubblica.
La vicenda risale al 2016, quando la bambina in questione frequentava la seconda elementare. La piccola indossava delle scarpe con una fibbia spezzata e la maestra è intervenuta per sistemarle con delle graffette. Poco dopo l’alunna è caduta e si è fatta davvero male: frattura scomposta del gomito con mille fastidi e lunga riabilitazione.
Per i genitori la colpa è da attribuire delle scarpe: da qui la causa contro il Ministero. I due si sono chiesti: perché le maestre non le avevano messo le scarpe da ginnastica che erano nell’armadietto, invece di provare ad aggiustare la fibbia con le graffette?
I genitori hanno chiesto 33 mila euro di risarcimento per i danni sofferti da loro e dalla bimba, rimasta con un’invalidità permanente dell’otto per cento. I giudici, però, hanno dato loro torto. La scarpa, innanzitutto, era già rotta quando la bambina è entrata in classe; semmai la colpa è dei genitori che non se n’erano accorti.
Non c’è prova, ha scritto il giudice di primo grado, che la piccola fosse inciampata proprio per colpa dello stivaletto malmesso. La corte d’Appello milanese era arrivata alle medesime considerazioni, ma loro niente: ricorso per Cassazione. E così i giudici romani hanno definitivamente ribadito il concetto: niente prova, niente colpa.
In otto anni di processi ma hanno sempre avuto torto, l’ultima volta dalla Suprema Corte: ricorso respinto e, solo per la tappa romana del processo, quattromila euro per il disturbo ai legali del dicastero e altri quattromila a quello della società assicurativa tirata in ballo.
Una faccenda altrettanto controversa è quella su cui si è pronunciata la Corte dei Conti dopo ben 12 anni dall’accaduto. Si tratta del caso di una bambina, ferita dallo stecchetto del lecca-lecca che stava mangiando, a lei offerto da una docente, dopo una caduta causata dalla spinta di un compagno. La docente in questione sarà costretta a risarcire i genitori della piccola.
A riportare il caso è Il Messaggero. Tutto è accaduto in una scuola materna della Brianza, in Lombardia, nel 2011. Qui una maestra ha regalato il lecca-lecca alla bimba per poi allontanarsi e lasciare la vigilanza della classe ad una collega. Durante la ricreazione, però, la bambina viene urtata da un compagno, cade e si ferisce sul labbro superiore con lo stecchetto del lecca-lecca. Nonostante la piccola ferita tra il labbro e la guancia – lunga due centimetri e mezzo -, i genitori hanno deciso di fare causa e presentare una richiesta di risarcimento.
Per i giudici il risarcimento è pari a 1.268,75 euro per il danno biologico temporaneo e 15.644,25 euro per il danno biologico permanente, oltre alle spese legali e alle consulenze tecniche. Il totale? 22.459,36 euro. Citate in giudizio nell’ottobre scorso, alle due insegnanti era stato detto che i loro comportamenti “avrebbero contribuito a determinare l’evento lesivo”. Per questo, la maestra che aveva consegnato il lecca-lecca ha chiesto e ottenuto il giudizio abbreviato, pagando circa 7mila euro, mentre l’altra ha deciso di non pagare e affrontare la causa.
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