Quando si stipulano i contratti a milioni di dipendenti, qualche disservizio può capitare. Se però si reitera nel tempo, allora c’è qualcosa che non va nell’amministrazione.
Ne sa qualcosa una supplente insegnante 35enne di Senigallia, che ha lavorato per due anni senza percepire lo stipendio. E senza avere alcun supporto reale, sostiene, dal ministero dell’Economia, che opera attraverso le Direzioni provinciali del Tesoro.
Il motivo è davvero anomalo: i suoi soldi a fine mese venivano accreditati ad un’omonima di Roma, anche lei insegnante. La vicenda, riferita dell’Ansa, è accaduta a una giovane precaria che ha prestato servizio, come supplente, nell’anno scolastico 2015/16 e quello in corso, in vari istituti della provincia di Ancona.
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La donna, che deve aver perso la pazienza, si è quindi rivolta all’Unione Nazionale Consumatori delle Marche. Il cui responsabile, Corrado Canafoglia, ha reso pubblica la vicenda.
“Dopo le richieste di spiegazioni agli uffici competenti del Miur e le conseguenti rassicurazioni su ritardi nei pagamenti da considerarsi normali – riferisce Canafoglia – l’insegnante ha scoperto che il compenso veniva accreditato su un altro conto corrente intestato a una omonima collega di Roma”.
Sommando le due annualità di supplenze, alla docente sarebbero state sottratte circa 15mila euro.
La precaria, attraverso il legale, ha diffidato il ministero delle Finanze, che in un primo momento aveva invitato l’insegnante senigalliese a rivolgersi direttamente all’omonima per farsi restituire il denaro spettante.
A parte il mancato supporto da parte del Mef, viene da chiedersi se anche la docente omonima che riceveva il secondo stipendio abbia chiesto spiegazioni al Mef e (a gran voce) la risoluzione del caso.
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