Come spesso accade quando si tratta di fatti che hanno una vasta eco mediatica, superato l’iniziale periodo in cui non si parla d’altro, in TV, sui giornali, sui Social, dopo poco la questione cade nel dimenticatoio e i media passano ad occuparsi di altre vicende.
È quello che è successo anche con il caso della prof.ssa Maria Dell’Aria, la docente di Palermo sospesa per non aver – secondo il provvedimento di sospensione – vigilato adeguatamente sui contenuti esposti da alcuni suoi alunni nella presentazione di una ricerca in occasione della Giornata della Memoria.
Com’è andata a finire la vicenda?
Se lo stanno chiedendo circa quattrocento docenti, 264 di scuola e 127 universitari, che hanno inviato al Ministro Bussetti e al Direttore dell’ufficio scolastico provinciale di Palermo una lettera in cui chiedono informazioni sull’annunciato atto di revoca della sanzione disciplinare, atto che non risulta esserci ancora stato.
In particolare, nella lettera i docenti chiedono un chiarimento su come sia stato avviato il procedimento, cioè da come si sia passati da una notizia divulgata sui social networks all’invio degli ispettori e ad una così celere sospensione.
“Il procedimento amministrativo da quale violazione scaturisce, con quali modalità e da chi è stato attivato? In che misura esso ha garantito un confronto interno con l’insegnante e il direttore scolastico e rispettato i principi di proporzionalità e di cautela? Quale pericolo avrebbe giustificato l’intervento della Digos in un edificio scolastico?”: queste le domande dei docenti, alle quali, fino ad oggi, non è stata data una risposta.
Altro aspetto affrontato nella lettera, riguarda la cosiddetta culpa in vigilando, che – sottolineano – concerne la sorveglianza sull’incolumità fisica degli alunni, di sicuro non la didattica. “Ma anche se comprendesse aspetti didattici, – scrivono i docenti – questo genere di controllo non appare possibile nel caso specifico di un elaborato autonomo degli studenti e non sarebbe congruo col ruolo maieutico di un insegnante. Soltanto dal confronto tra le diverse opinioni può infatti sorgere il senso critico e la comprensione del rapporto tra presente e passato”.
Perché questa lettera? Gli insegnanti firmatari lo spiegano alla fine: “Chiediamo inoltre al Ministro di prevenire futuri contenziosi e assicurare una più chiara tutela giuridica dell’autonomia dei docenti”.
Di seguito riportiamo il testo integrale della lettera:
Oggetto: Provvedimento disciplinare nei confronti della prof.ssa Rosa Maria Dell’Aria, Istituto tecnico industriale “Vittorio Emanuele III”, Palermo
Illustre Ministro Bussetti,
desideriamo informarLa che, in merito a quanto in Oggetto, alcuni di noi hanno già firmato una petizione pubblica per chiedere la revoca della sanzione nei confronti della prof.ssa Dell’Aria. Inutilmente: infatti la revoca non è mai avvenuta. Anche Lei, come ricorderà, si era espresso per il ritiro dell’ingiusto provvedimento, precisando però che “nessun Ministro, neanche quello dell’istruzione, dell’università e della ricerca, (…) può revocare, come nel caso relativo alla professoressa di Palermo, una sanzione disciplinare comminata da un dirigente”. Pertanto, seriamente preoccupati per una questione che appare inquietante e oscura, desideriamo sollecitare almeno un Suo cortese intervento chiarificatore. A tale scopo, facciamo interamente nostra la richiesta già inoltrata Leggi, il 9 giugno c.a., da 78 studiosi di istituti universitari e da insegnanti della Scuola. La riproduciamo qui di seguito.
“Chiediamo al ministro e al direttore dell’ufficio scolastico provinciale innanzitutto un chiarimento sull’avvio del procedimento: non è chiaro come si sia giunti da una notizia sui social networks all’invio degli ispettori e ad una così celere sospensione. Il procedimento amministrativo da quale violazione scaturisce, con quali modalità e da chi è stato attivato? In che misura esso ha garantito un confronto interno con l’insegnante e il direttore scolastico e rispettato i principi di proporzionalità e di cautela? Quale pericolo avrebbe giustificato l’intervento della Digos in un edificio scolastico?
Anche nel merito la vicenda amministrativa richiede dei lumi. Da quanto ci risulta, si è contestato alla professoressa di non aver effettuato un controllo preventivo su un elaborato audiovisivo dei suoi allievi, proiettato in occasione della Giornata della Memoria. Il primo punto da chiarire sta qui: la cosiddetta culpa in vigilando riguarda la sorveglianza sull’incolumità fisica degli alunni, non concerne la didattica. Ma anche se comprendesse aspetti didattici, questo genere di controllo non appare possibile nel caso specifico di un elaborato autonomo degli studenti e non sarebbe congruo col ruolo maieutico di un’insegnante. Soltanto dal confronto tra le diverse opinioni può infatti sorgere il senso critico e la comprensione del rapporto tra presente e passato.
Il secondo punto oscuro attiene alla supposta illegittimità del confronto tra le due fotografie, una del Corriere della sera del 11 novembre 1938 intitolato alle leggi razziali, l’altra del Ministro dell’Interno recante la notizia dell’approvazione del cosiddetto decreto sicurezza. Come storici siamo i primi a richiamare i rischi insiti in semplificate analogie. Tuttavia da qui non scaturisce un diritto di censura sulle opinioni, né da parte dell’insegnante verso gli allievi né da parte del ministro o del dirigente territoriale verso gli insegnanti.
Allo stato delle nostre conoscenze non possiamo che esprimere dissenso per una simbolica intimidazione contro la libertà di insegnamento e contro il diritto di opinione, tutelati dalla Costituzione. La vicenda solleva considerazioni più generali attorno al rischio di incompatibilità tra la libertà di insegnamento e il potere sanzionatorio discrezionale affidato ai dirigenti scolastici dalla cosiddetta legge Madia (Dlgs. 75/2017). In questo caso sembra sia prevalsa una interpretazione estensiva degli ambiti a cui si applica il potere disciplinare dell’ufficio territoriale. Se è vero quanto Lei, Ministro, ha dichiarato in risposta ad una interrogazione parlamentare del 5 giugno, ossia di non poter revocare il provvedimento, Le chiediamo quanto meno di disporre un accertamento puntuale delle responsabilità di una sospensione comminabile soltanto in caso di gravi negligenze. Superando i dieci giorni non avrebbe dovuto essere di competenza dell’ufficio per i provvedimenti disciplinari?
Chiediamo inoltre al Ministro di prevenire futuri contenziosi e assicurare una più chiara tutela giuridica dell’autonomia dei docenti”.
La informiamo infine, ‘autodenunciandoci’, che noi svolgiamo la nostra attività di insegnamento esattamente secondo le stesse modalità della prof.ssa Dell’Aria che l’iniquo provvedimento in questione sanziona.
Confidando anche noi, docenti della Scuola e dell’Università firmatari della presente lettera, in un Suo pronto riscontro,
Le inviamo i nostri più cordiali saluti
Palermo, 8 luglio 2019
SEGUONO 391 FIRME (264 DI DOCENTI DI SCUOLA E 127 DI DOCENTI UNIVERSITARI)
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