In questi giorni tristi per la libertà di insegnamento ne abbiamo sentite tante. Ognuno ha detto la sua. Da Mentana all’ex sottosegretario Fusacchia. Vorrei porre l’attenzione su due aspetti, a mio avviso, importanti e sostanziali.
Il primo. E’ di questi la notizia che l’ONU, tramite l’alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite ha scritto al Ministro Salvini chiedendo di ritirare le circolari contro la Mare Jonio e di bloccare il provvedimento che multa le Ong.
Mi viene il dubbio che quegli studenti palermitani (che la professoressa avrebbe dovuto controllare o per meglio dire censurare), forse, non avevano molti torti.
Il secondo punto è più tecnico. La sanzione di sospensione di 15 giorni è di competenza dell’USR che può demandare a un dirigente provinciale la decisione.
La procedura da seguire è la seguente:
1) il dirigente incaricato invia una lettera riservata, al docente interessato, con la quale lo mette a conoscenza che è stato avviato un procedimento disciplinare;
2) la lettera deve contenere:
a) la norma violata;
b) la descrizione di fatti specifici collocati precisamente nella spazio e nel tempo;
c) indicare le prove a sostegno dell’accusa.
3) la lettera deve concludersi, grosso modo, con questo frase: “la S.V. è convocata per essere sentita a propria difesa, con l’assistenza di un procuratore ovvero di un rappresentante dell’associazione sindacale cui aderisce o conferisce il mandato… In alternativa, a SV può produrre memoria scritta” ovviamente occorre indicare il luogo e l’ora dove presentarsi.
La professoressa o comunque il legale o il sindacato a cui potrebbe rivolersi per essere difesa (lo potrebbe fare anche da sola) chiederebbero immediatamente un accesso agli atti.
Gli elementi contenuti nella lettera e i documenti sui quali si basa il provvedimento sono indispensabili per la difesa sancita dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato.
Dalle notizie lette in questi giorni nulla è stato detto di tutto questo. Mi sembra, ma posso sbagliarmi, che la professoressa abbia dichiarato che non fosse a conoscenza di nessun procedimento disciplinare a suo carico. Se così fosse, la redazione lo sa meglio di me, sarebbe un gioco da ragazzi, per un legale, fare annullare la sanzione e addirittura l’amministrazione sarebbe condannata a pagee le spese di soccombenza. Spese che comporterebbero un danno erariale da imputare, a mio avviso, al funzionario che non funziona (scusate il gioco di parole) e non come avviene sempre al MIUR e quindi pesare sul portafoglio della collettività.
Mario Lorenzo