Il ministro Bussetti non fu interessato né nell’avvio né nella conclusione del procedimento disciplinare a carico della professoressa Dell’Aria di Palermo: è quanto chiarisce una nota dell’Ufficio Stampa del Ministero con cui si ribadisce anche che “non ci sono stati né ‘diktat’, né pressioni da Roma, come hanno scritto alcuni organi di stampa”.
Solo richiesta di informazioni
“Ci fu, invece – si legge ancora – una semplice richiesta di informazioni al competente Ufficio territoriale da parte dell’Ufficio stampa del MIUR, tesa ad approfondire un caso emerso sui social”.
Anzi “non fu mai chiesta un’ispezione, cosa peraltro impossibile con una semplice e-mail dell’Ufficio Stampa, che non ha competenze in materia disciplinare e non furono chiesti interventi specifici, ma informazioni”.
Ma, il dato interessante del comunicato, è secondo noi, un altro: la nota del Ministero, infatti, conferma che già il 31 gennaio da Palermo arrivano le prime informazioni richieste, “sotto forma di relazione”.
Ma al Miur non capirono che il caso era molto serio
Il comunicato non lo dice ma è plausibile che con la relazione in questione l’Ufficio regionale della Sicilia abbia informato il Ministro di aver disposto una ispezione e che l’ispettrice – come ci aveva confermato la stessa Dell’Aria in una intervista in esclusiva – stava già raccogliendo le testimonianze di genitori e studenti oltre che della stessa insegnante.
Ed è oltremodo curioso il fatto che al Ministero non abbiano intuito che il “caso” palermitano sarebbe potuto diventare un caso nazionale con conseguenze non proprio positive nei confronti dell’amministrazione e del Ministro in particolare.
Ma c’è di più: “Quando l’Ufficio territoriale di Palermo ha deciso di disporre l’ispezione, attivare il procedimento disciplinare e comminare la sanzione lo ha fatto in piena autonomia, seguendo quanto previsto dalla disciplina normativa vigente. Un fatto confermato pubblicamente, anche a mezzo stampa, dal dott. Marco Anello, dirigente dell’Ufficio territoriale di Palermo, che ha affermato: ‘Ho agito secondo giustizia e secondo coscienza, conosco a menadito le carte e ho svolto il mio lavoro con serietà’. Pertanto è lo stesso dirigente ad aver rivendicato, in piena autonomia, la sua scelta”.
Ma a chi spetta l’azione disciplinare?
Su questo punto i Ministri Bussetti e Salvini dovrebbero forse fare pace con sé stessi: se è vero che la titolarità dell’azione disciplinare spettava interamente al dottor Anello, non si capisce perchè, dopo il clamore mediatico, Bussetti abbia sentito l’esigenza di affermare che a suo parere la sanzione era eccessiva e che si sarebbe potuti essere meno severi e perchè Salvini si sia sentito in dovere di incontrare personalmente la professoressa Dell’Aria per assicurarle che la sanzione sarebbe stata cancellata.
Senza dimenticare che, nei giorni seguenti, gli stessi uffici del Ministero incontrarono i legali della docente per trovare una soluzione extragiudiziale alla vicenda.
In buona sostanza, con il comunicato di queste ore, il Miur conferma quello che andiamo ripetendo dall’inizio: il provvedimento disciplinare può essere revocato solamente dall’ufficio che lo ha emanato e cioè dall’ufficio del dottor Anello.
Non c’è bisogno di leggere fra le righe per capire che – a questo punto – la situazione è chiara: Marco Anello, o per sua iniziativa autonoma o per rispondere a quelli che considerava i desiderata romani, ha condotto la vicenda nel modo che sappiamo; quando “da Roma” gli è stato chiesto di tornare sui suoi passi ha opposto un fermo diniego.
E così ora il Ministero può legittimamente sostenere che è lo stesso Anello “ad aver rivendicato, in piena autonomia, la sua scelta”.