Non si contano più le prese di posizione sul caso della professoressa di Palermo sanzionata per “omesso controllo” su una ricerca svolta dai suoi studenti che hanno messo a confronto le leggi razziali con il “decreto sicurezza” di Salvini.
Ad esprimere solidarietà alla docente palermitana è anche la senatrice del M5S Bianca Granato che afferma: “Alla docente si contesta il fatto di non aver esercitato una indebita censura sull’elaborato multimediale del suo allievo. Ma la scuola italiana non è la scuola del pensiero unico, è la scuola della Costituzione che all’art.21 sancisce la libertà di pensiero e di espressione. È un delitto reprimere il libero pensiero di uno studente e nessun docente che ha una coscienza se ne macchierebbe”.
La senatrice Granato coglie l’occasione per rimarcare un dato importante: “Quando richiedo al Ministero l’intervento di ispettori per casi di abusi sui docenti e sugli studenti, la solfa è sempre la stessa e mi si dice che gli ispettori sono pochi; in questo caso invece gli ispettori sono stati subito inviati a scuola. Ma allora gli ispettori ci sono, non sono una specie estinta. Bene mi fa piacere!”
Sulla vicenda sono intervenuti fra gli altri anche Gilda e Cisl Scuola che hanno chiesto l’immediato ritiro della sanzione (15 giorni di sospensione dall’insegnamento).
Per parte sua la Flc-Cgil parla di un preoccupante clima di tensione.
E intanto i colleghi della scuola palermitana dove presta servizio l’insegnante sospesa hanno avviato anche una raccolta di firme.
L’USB, ha lanciato anche una petizione su change.org; il segretario nazionale del sindacato Luigi Del Prete dichiara: “Sanzionare un docente per aver semplicemente fatto l’insegnante e aver stimolato i propri studenti alla riflessione critica, senza voler limitare il loro libero esercizio del pensiero attraverso un lavoro sulle fonti, significa creare una scuola di regime, asservita al potere e al pensiero unico dominante, anticamera di una società sempre più indirizzata alla barbarie”.
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