Secondo l’Anp (Associazione Nazionale Presidi) sulle figure del docente tutor e del docente orientatore si registrano alcune criticità riguardo le Linee guida che le disciplinano.
Ecco quali sono i punti indicati dall’Associazione Presidi:
Per quanto riguarda i docenti tutor lo schema di decreto:
- li colloca nel solo triennio della scuola secondaria di secondo grado, ignorando il momento strategico di snodo nel passaggio tra il primo e il secondo ciclo. Le Linee guida invece, in coerenza con le previsioni del PNRR e con gli studi sull’orientamento, estendevano la figura dei docenti tutor e del docente orientatore alla scuola secondaria di primo grado. Un simile disallineamento rischia già di pregiudicare il successo della riforma e, ancor prima, l’efficacia del relativo investimento, poiché una cattiva scelta del percorso secondario non può essere recuperata con un buon orientamento a partire dalla classe terza. Si finisce, in altri termini, per non intervenire adeguatamente sulla dispersione scolastica, che è massima nel biennio della scuola secondaria di secondo grado e che è condizionata dal pregiudizio, come dimostrato dalla progressiva licealizzazione a discapito dei percorsi tecnico-professionali altrettanto importanti per un efficace inserimento nel mondo del lavoro o per la prosecuzione nel sistema degli ITS. Chiediamo, pertanto, che lo schema di decreto risponda appieno al dettato del PNRR e delle conseguenti Linee guida e che si reperiscano ulteriori finanziamenti per l’estensione della misura in modo da consentire la istituzione dei tutor anche nella scuola secondaria di primo grado
- nel delineare i criteri di ripartizione delle risorse tra le istituzioni scolastiche e nell’assegnare alle stesse i relativi importi, prefigura raggruppamenti di studenti troppo numerosi per una efficace attività di tutoraggio. Lo stesso schema di circolare fa riferimento a raggruppamenti costituiti da un minimo di 30 a un massimo di 50 studenti. L’ANP ritiene necessario che siano consentite la costituzione di raggruppamenti di numero inferiore e una formazione del personale docente il più possibile allargata. Del resto, il primo strumento di orientamento risiede proprio nelle concrete pratiche d’aula
- si limita a prevedere criteri di priorità per l’accesso alla formazione propedeutica. Infatti, è lo schema di circolare a contenere indicazioni più precise e, in particolare, a stabilire che essa si svolga solo online quando, invece, una attività formativa di tal genere presuppone metodologie laboratoriali che necessitano anche del confronto in presenza. Chiediamo, pertanto, l’introduzione di una simile previsione.
Docente orientatore: ruolo sminuito
Per quanto riguarda il docente orientatore, lo schema di decreto pare sminuirne il ruolo – spiega sempre l’Anp – non prevedendo specifiche attività formative a esso rivolte e destinandogli risorse assai inferiori a quelle stanziate per i docenti tutor. Alla luce di una simile quadro, potrebbe risultare difficile reperire personale disponibile con compiti di elaborazione raffinata di dati e informazioni di contesto e di relazione costante con i docenti tutor, gli studenti, le famiglie. Al tempo stesso, l’assenza di specifica formazione e il compenso non adeguato potrebbero inficiare la strategica attività di raccordo demandata all’orientatore. Per quanto concerne la sua individuazione, infine, va da sé che la stessa debba seguire il procedimento già tratteggiato in precedenza con riferimento ai docenti tutor.
In conclusione, l’ANP auspica che il Ministero tenga conto delle osservazioni formulate perché sia conferita reale incisività a una riforma nodale per combattere la dispersione scolastica e non privare di efficacia le azioni progettuali che tante scuole stanno mettendo in campo proprio a tal fine, grazie agli ingenti finanziamenti del PNRR.