Il prossimo 31 maggio, come abbiamo ricordato più volte, scade la possibilità, per i docenti, di candidarsi per diventare docenti tutor, nuove figure introdotte dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. In realtà si tratta di un termine per le scuole: entro questa data gli istituti dovranno comunicare i nominativi dei docenti che intendono intraprendere il corso di formazione di 20 ore bandito da Indire.
Negli scorsi giorni abbiamo esposto le perplessità di molti docenti e dirigenti nei riguardi di questa figura. A criticare aspramente la novità voluta dal ministro è stata, su Facebook, Elisabetta Piccolotti, di Alleanza Verdi Sinistra. Quest’ultima si è posta dalla parte dei “dissidenti”. Ecco le sue parole:
“In tantissime scuole italiane è in corso una vera e propria rivolta contro l’idea di Valditara di trasformare i professori e professoresse in tutor a 7,34 euro l’ora. C’era da aspettarselo. Da anni il corpo docente chiede salari più alti, non lavoretti part-time per arrotondare. Il tema è alzare gli stipendi di tutti e non solo di chi si trova nella condizione, o nella necessità, di fare lavoro in più per pochi euro. I professori e le professoresse devono essere messi in condizione di occuparsi pienamente della didattica, riversando sull’insegnamento tutte le proprie energie. Questa priorità è già stata messa in discussione dal continuo aggravio burocratico a cui gli insegnanti sono stati sottoposti. Come fossero degli amministrativi o dei funzionari. Ora la novità è il docente tutor, orientatore o consulente. L’ennesima scelta inutile del Governo laddove per combattere la dispersione scolastica servirebbe il riconoscimento della professionalità dei docenti con un aumento generalizzato della retribuzione, almeno fino alla media europea, e l’aumento del numero degli insegnanti e del tempo scuola in tutti gli istituti, soprattutto nelle aree a grave disagio sociale ed economico”, ha esordito.
La Piccolotti ha posto l’accento sulla questione delle retribuzioni dei docenti, ancora fin troppo basse, e della pesante macchina burocratica che pesa sugli insegnanti. “Abbiamo fatto tante proposte in questa direzione, sempre puntualmente bocciate dalla maggioranza. Fanno quindi bene gli insegnanti a disertare il bando per il ridicolo corso di formazione di 20 ore: sanno bene che ogni minuto che sottraiamo ai docenti è un minuto in meno per l’istruzione dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. È un paradosso che debbano ricordarlo proprio al Ministro dell’Istruzione ma è il segno dei tempi: a questo ministro dell’istruzione universalistica, di tutti e tutte, non importa granché perché per questo Ministro in fondo c’è una parte degli studenti che va solo ‘orientata’ speditamente verso un lavoro precario e mal pagato”, ha poi concluso, attaccando di petto Valditara.
A Padova sono già cinque gli istituti che hanno messo formalmente in discussione la scelta attraverso mozioni firmate dal Collegio docenti o dichiarazioni collettive: “Non ci presentiamo né per il ruolo di tutor né per quello di orientatore”. Al liceo scientifico Eugenio Curiel ottanta professori su ottantuno, lo scorso 18 maggio, hanno dichiarato la loro indisponibilità “a candidarsi nel ruolo di docenti tutor” sottoscrivendo un documento in cui si parla di progressiva “corrosione del tempo dedicato alle attività disciplinari”.
Si contesta la figura del tutor su un piano generale: il ruolo dell’insegnante, “ovvero una persona che dovrebbe lasciare un segno nel giovane”, viene svilito a quello di “coach, valorizzatore, consigliere delle famiglie”. E, ancora, il corso online di 20 ore è ritenuto “offensivo” per chi impiega anni a costruirsi un profilo professionale.
L’Istituto di istruzione superiore Usuelli Ruzza, con 86 voti favorevoli su 118, chiede di non presentare o di ritirare la candidatura al ruolo di tutor (o di orientatore), parla di negazione “della libertà di insegnamento” e di “un’idea classista della scuola” offerta dal ministero e dal ministro. L’Artistico Pietro Selvatico ha virato la mozione in un testo sottoscritto da un folto numero di insegnanti. Infine, stanno scrivendo una lettera vincolante i docenti del Liceo Albert Einstein di Piove di Sacco, in provincia. Un insegnante che ha votato contro dice: “Il tutor non è previsto nel contratto di lavoro e, quindi, i presidi non potranno imporlo”.
Elvira Ferrandino, preside del professionale Marelli Dudovich di Milano, al primo maggio aveva raccolto tre candidature delle dieci necessarie. Dice: “Negli istituti professionali questa figura di tutoraggio è già prevista e lavora soprattutto nei primi due anni provando a drenare gli abbandoni iniziali. Dal prossimo anno, se il decreto andrà a regime, i docenti del biennio lavoreranno gratis, quelli del triennio invece saranno pagati. Un controsenso”.
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