Il progetto del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sta per diventare realtà. Lo scorso 31 maggio è scaduta la possibilità di presentare la candidatura per ricoprire il ruolo di docente tutor, nuova figura che farà presto ingresso nelle scuole.
All’indomani della diffusione, da parte del ministero, dei dati relativi alle adesioni, presentati da lui con entusiasmo, Valditara ha parlato del tema a La Stampa. “Un successo per la più importante riforma scolastica dall’inizio della legislatura che realizza la nostra idea di merito. Dal prossimo anno intendo inserire queste nuove figure nel contratto nazionale e, quindi, aprirò su questo un confronto con i sindacati”, questo il suo annuncio.
“Il tutor – ha chiarito il ministro – non sarà un superiore sovraordinato, ma semplicemente un coordinatore che deve progettare il percorso per ogni ragazzo, in particolare per quei ragazzi più in difficoltà”.
I dubbi esposti dai partecipanti al nostro sondaggio
Secondo un sondaggio della Tecnica della Scuola, al quale hanno partecipato oltre 1.500 lettori, più del 95% dei quali insegnanti, l’87.6% dei docenti ha dichiarato di non aver presentato la candidatura per questa figura.
I lettori docenti che hanno risposto al sondaggio per la maggior parte hanno espresso i loro dubbi sulla figura del docente tutor, scegliendo tra le motivazioni la risposta “Non è chiaro il ruolo che il docente andrà ad assumere“, con 1.458 voti; al secondo e terzo posto che giustifica il ‘no’ alla proposta ministeriale, ci sono i motivi legati sempre al ruolo del docente tutor: “Questo ruolo non fa parte della funzione del docente e non è prevista dal contratto” (1.265 preferenze) e “Questa funzione dovrebbe essere svolta da professionisti esterni, come gli assistenti sociali” (533 voti).
Le reazioni dei sindacati
Critica la posizione della Cgil. Gianna Fracassi, segretaria della Flc-Cgil: “L’orientamento non può essere limitato agli ultimi anni della scuola superiore, deve partire almeno dalla scuola secondaria di primo grado per riuscire a contrastare in modo efficace la dispersione che si verifica già in quegli anni. Il ministro non pensi, poi, a cambiare la collegialità.
Dovrebbe essere una responsabilità condivisa dal consiglio di istituto. Al ministro ricordiamo, comunque, che il tema da affrontare è più ampio ed è il rinnovo del contratto per tutti gli insegnanti e segnaliamo che per il momento le risorse non ci sono”.
Favorevole, con alcune notazioni, Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola: “È positivo che questa funzione sia riconosciuta da un punto di vista contributivo con una retribuzione che è nella media di quelle previste nel fondo di istituto per gli incarichi aggiuntivi. È importante, però, che queste figure si diffondano già dal primo anno della scuola secondaria di primo grado e non siano limitate agli ultimi due anni delle superiori altrimenti sarebbe un buco nell’acqua. Lascerei poi la gestione dei tutor ai consigli di classe perché ne hanno titolo e perché conoscono i loro studenti”.
Docente tutor, i numeri
Secondo i dati del Mim su 2.734 istituzioni scolastiche interessate dalla riforma che istituisce in via sperimentale il docente tutor e il docente orientatore, figure che da settembre accompagneranno gli studenti nella costruzione del loro percorso in campo scolastico e professionale, ben 2.728 (pari al 99,8% del totale) hanno inoltrato la richiesta di partecipazione ai moduli formativi: si tratta complessivamente di 52.176 tutor e 4.252 docenti orientatori. Lo comunica il ministero dell’Istruzione e del Merito che specifica:
“Si è quindi ottenuto il pressoché totale coinvolgimento delle scuole relativamente all’ultimo triennio dell’istruzione secondaria superiore, superando abbondantemente l’obiettivo minimo che si era prefissato in 37.708 tutor e 2.753 docenti orientatori da avviare alla formazione. Si è raggiunto infatti ben il 138% di partecipazione di docenti tutor e il 154% di docenti orientatori”.