Una docente di italiano alla scuola primaria di 64 anni ha deciso di congedarsi dall’istituto in cui ha lavorato per più di quarant’anni, una paritaria di Milano, in un modo molto particolare. La donna, prima di andare in pensione, ha riunito tutti i suoi studenti, dai primi nati nel 1973 agli ultimi, classe 2013. Lo riporta Il Corriere della Sera.
“Ha presente quei film strappalacrime americani, dove si vedono gli insegnanti che dopo tanti anni rivedono i loro alunni. Ecco, io avevo questo sogno nel cassetto, di incontrarli ancora, prima di andare in pensione. Ho cominciato a fare girare la voce e il mio entusiasmo è diventato contagioso, così alla fine eravamo 140. E sono venuti anche una cinquantina di genitori. Una grande emozione: me ne vado in bellezza”, ha detto con entusiasmo la docente, che ha studiato nella stessa scuola.
La maestra ha cominciato a insegnare quando era diciannovenne. “Mio padre era contrario, mi avrebbe voluto laureata. E io mi iscrissi all’università dopo le magistrali, ma quando la mia prima preside, sapendo che mi ero diplomata, mi chiamò per propormi una supplenza, non ho avuto dubbi. Poi è arrivato l’incarico di un anno e infine il ruolo. Non me ne sono più andata. Fin da bambina sognavo di fare la maestra e lo stipendio irrisorio non mi ha mai fatto cambiare idea. Quando mi sono sposata ho voluto sull’altare i miei ragazzi di quinta”, ha raccontato.
In 45 anni la donna ha visto molti cambiamenti. “Quello più sostanziale nei programmi scolastici. Quando avevo più ore amavo creare spettacoli e rappresentazioni. Adesso c’è meno tempo, ma non rinuncio alle fiabe. Anche se i piccoli di oggi, abituati alla velocità dei video sui cellulari e sui tablet, non sanno più aspettare. Ad esempio, in prima, propongo la storia de ‘La fata parolina’, ‘La fata numerella’ che ogni settimana portano una cosa. E loro si arrabbiano per l’attesa”.
Negli anni ottanta proponeva a ciascun alunno di fare qualche favore ai genitori o ai nonni per avere in cambio una piccola mancia, poi portata in classe. “Le raccoglievamo tutte e andavamo in gita in banca, a depositarle: il fondo per la gita. I ragazzi conoscevano così un po’ di risparmio. Oggi non sarebbe possibile proporre una cosa del genere. I ragazzi sono molto perspicaci e intuitivi, ma hanno uscite da piccoli adulti. A 6 anni ti dicono: ‘Ma non raccontarmi per favore di Babbo Natale che non esiste!. E io, fermissima, rispondo: ‘Io ci credo’. Coi genitori ha sempre avuto un bel rapporto. La maestra è il più bel lavoro del mondo”, ha concluso.
“Credo che uno dei primi posti belli della mia vita sia stato sicuramente l’Istituto dove ho incontrato la mia maestra Dany, allora 19enne, che ci insegnò l’amore per i libri, per la scrittura, per le mostre, per le gite, per le piccole gioie quotidiane che da allora cerco in ogni posto. Sarebbe un mondo più bello se ogni bambino trovasse sulla sua strada una maestra come la mia”, queste le parole di una sua ex alunna.
Si tratta di giorni di saluti per molti docenti, tra chi va in pensione e chi viene trasferito. Tra questi, l’anno scorso ce n’è stato uno che ha colpito la nostra attenzione, una sorta di trend internazionale che diversi giovani utenti hanno messo in atto sul social made in China: si tratta di riproporre la scena finale de L’attimo fuggente, con Robin Williams, in cui gli studenti rendono omaggio al loro amato professore citando la poesia di Walt Whitman “Oh capitano! Mio capitano” salendo sui banchi.
Una classe di una scuola italiana ha messo in scena il saluto, lasciando la docente senza parole, con lacrime di commozione.
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