Il contratto collettivo nazionale quadro, sui comparti di contrattazione della pubblica amministrazione, è stato sottoscritto definitivamente il 18 dicembre scorso.
L’accordo dispone la creazione di un comparto autonomo per i conservatori e le accademie, ma mantiene sotto lo stesso tetto docenti e Ata. Ha vinto, dunque, la linea onnicomprensiva mantenuta saldamente dai sindacati confederali e dallo Snals e risulta perdente il sogno separatista delle associazioni professionali e dello stesso ministro Moratti.
Un sogno, peraltro, condiviso da molti docenti. Per lo meno stando ai sondaggi, compreso quello promosso dal nostro giornale.
Va detto subito, peraltro, che, in questa fase, la separazione sarebbe risultata estremamente difficile da realizzare. Il calcolo della rappresentatività, infatti, attualmente, viene effettuato facendo al media tra il numero delle tessere degli iscritti ai sindacati e il dato elettorale risultante dagli 4esiti della consultazione elettorale delle Rsu. Ed è proprio quest’ultimo ostacolo che, alla fine, deve avere scoraggiato definitivamente, anche il governo.
Le ultime elezioni delle Rsu, infatti sono state effettuate senza separare i votanti (docenti e Ata) e, dunque, è praticamente impossibile scorporare i voti dei docenti da quelli degli Ata. Cosa che, invece, risulta relativamente facile per le tessere.
E’ probabile, dunque, che, se prevarrà la linea separatista, le prossime elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie si terranno su tavoli separati. Solo così, infatti sarà possibile calcolare i livelli di rappresentatività mantenendo distinti i docenti di non docenti.
Ma la partita è appena cominciata e gli interessi in ballo sono molto importanti.
Se i tavoli venissero realmente separati, infatti, la triade confederale potrebbe rischiare seriamente di perdere il controllo del tavolo negoziale per effetto della impossibilità di far valere la forte componente di Ata di cui si compongono queste organizzazioni sindacali.
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