Docente colpita da pallini di gomma sparati da una pistola ad aria compressa durante l’ora di lezione. Pistola puntata alla schiena di un’alunna in classe. E’ un’arma giocattolo, per fortuna, ma sempre uno strumento a forte condizionamento soprattutto psichico – emulativo. Sono solo due dei tanti episodi riportati dai media che evidenziano le “bravate” compiute nella nostra scuola. Che tali non sono, ma veri e propri atti di rilevante gravità che nascondono un profondo disagio in continuo aumento.
Voglia di essere tali da incutere soggezione? Capacità di fare qualcosa di eclatante? Desiderio di emulazione esplicabile e visualizzabile attraverso la rete? Incoscienza senza rendersene conto? “Tanto se subisco delle punizioni cosa vuoi che siano. Non finisco in carcere. Sono ancora minorenne”. E via dicendo. Viva la libertà di fare tutto ciò che si vuole. Bene la libertà (riconquistata a caro prezzo)! Facciamone tesoro a condizione che si rispettino le regole del vivere sociale. E dove si apprendono queste norme, non difficili da applicare, ma che costa sacrificio osservarle?
Vano ricordare che molto dipende dai comportamenti che noi adulti mostriamo ai nostri figli o a chi ci viene affidato in custodia.
La mancanza di autorevolezza fa sì che non si abbia paura più di nessuno. E intanto le conseguenze del soggetto subente sono destinate a rimanere per lungo tempo.
Giovanni Todeschini
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