Dopo le varie vicende di aggressioni ad opera di genitori verso i docenti, quest’ultimi sono arrivati al limite, preoccupati della propria incolumità sul posto di lavoro.
Ultimo episodio in ordine cronologico è quello di Cagliari, dove un genitore ha colpito con una testata al volto il docente del figlio solo perché in mattinata lo aveva rimproverato per le chiacchierate di troppo durante la lezione.
La Tecnica della Scuola vuole raccogliere l’opinione dei propri lettori sulla tematica chiedendo se l’inasprimento delle pene verso gli aggressori sia giusto: una proposta di legge avanzata dall’onorevole della Lega Rossano Sasso, approvata un mese fa alla Camera, intende modificare gli articoli 336 e 341 bis del codice penale, per l’oltraggio, la violenza e minaccia a pubblico ufficiale, per cui “la pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso dal genitore esercente la responsabilità genitoriale o dal tutore dell’alunno”.
In particolare, la pena, fino a un massimo di 5 anni di reclusione, viene portata a 7 anni e mezzo nel caso in cui la persona aggredita faccia parte del personale scolastico e l’aggressore sia un genitore di un alunno.
Ma l’arresto dei genitori che si macchiano di violenze particolarmente gravi può essere la soluzione al trend crescente di violenze gratuite (fisiche e psicologiche) rivolte verso gli insegnanti dai familiari degli studenti?
All’interno troverai le seguenti domande:
Qual è il tuo ruolo?
Serve un inasprimento della pena nei confronti di chi aggredisce i docenti?
Di recente, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha fatto sapere che i casi di violenza verso gli insegnanti in servizio si sono attestati ormai su una media di cinque al mese.
Anche per questo, il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrebbe costituirsi parte civile per difendere in tribunale i docenti colpito con particolare violenza dai genitori.
A questo proposito, va anche ricordato quanto approvato il 9 agosto 2019 a pagina 186 della Gazzetta Ufficiale, serie Generale: “Art. 341 -bis (Oltraggio a pubblico ufficiale) . – Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato”.
La norma in vigore è stata avallata con l’allora decreto sicurezza bis, che ha introdotto una “stretta” sui reati commessi verso i pubblici ufficiali, quindi anche verso gli insegnanti e tutto il personale in servizio nella scuola, come una risposta all’escalation di casi di violenza verso gli insegnanti.
Ma quando subisce un’aggressione verbale o fisica, il docente cosa deve fare? La procedura prevede che l’insegnante deve sempre informare, con una lettera scritta, il proprio dirigente scolastico, il quale, come prevede l’articolo 2087 del Codice civile, è obbligato ad adottare le necessarie misure atte a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti.
L’insegnante aggredito dovrebbe anche chiedere allo stesso preside di prendere provvedimenti per garantire le condizioni di sicurezza in ambito lavorativo previste dalla legge e scongiurare il ripetersi di ulteriori aggressioni in grado di provocare danni morali, fisici e/o biologici nei propri confronti.
Se sono stati riportati traumi o ferite, il lavoratore deve recarsi subito in pronto soccorso per le cure del caso e chiedere il rilascio del certificato medico attestante la diagnosi e le circostanze che hanno causato la richiesta di cure mediche presso la struttura ospedaliera: è bene ricordare anche la certificazione medica dovrà essere anche allegata alla successiva denuncia da presentare alla polizia giudiziaria o ai carabinieri.
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