Sul tema delle frequenti aggressioni ai danni dei docenti è intervenuto anche Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda degli insegnanti che ha posto l’attenzione sulle dinamiche scolastiche nelle relazioni tra docenti, famiglie e dirigenza scolastica: “La questione è molto seria e ha a che fare con la visione culturale della scuola – spiega il sindacalista durante l’appuntamento di Tecnica della Scuola Live – ma partiamo dal fatto che intanto tutta la società dopo il Covid è diventata più aggressiva, lo vediamo anche nella vita quotidiana. A parte questo – dichiara – la prima barriera in difesa della dignità dei docenti dovrebbe essere il dirigente scolastico, che invece spesso non svolge questa funzione. Non per colpa sua, ma per via di una concezione aziendalistica della scuola: se noi vediamo la scuola, invece che come un’istituzione, come un luogo che deve fare soddisfatti i clienti, poi se un insegnante dà una valutazione negativa sul profitto, il cliente si ritiene insoddisfatto e la colpa viene addebitata all’insegnante”.
E propone: “Il ministro dell’Istruzione, che sta scrivendo molte lettere, ne scriva una anche ai dirigenti scolastici per spiegare loro che hanno questa funzione”.
Circa il fatto che la pandemia abbia amplificato le forme di violenza nella nostra società, dentro e fuori la scuola, si dice d’accordo Gianluca Argentin, sociologo dell’Università Milano-Bicocca, anche lui ospite della diretta della Tecnica della Scuola, ma al tempo stesso ci mette in guardia, precisando che bisogna fare attenzione a non confondere la realtà con la percezione della realtà.
Insomma, le aggressioni non riguarderebbero specificamente la classe docente, si pensi a quelle che si verificano quotidianamente nei pronto soccorso. “Bisogna contestualizzare questi fenomeni e contestualizzare anche la nostra percezione di questi fenomeni – raccomanda il docente universitario – perché in questo momento l’attenzione dei media è molto elevata su questi eventi, se ne parla di più e finché ciò accade, si creano delle attenzioni selettive, per cui se ne parlerà ancora di più finché ci sarà una nuova area di moda comunicativa che andrà a prendere il sopravvento. Quindi – conclude – la rilevazione dei fenomeni è distorta anche dal fatto che passano attraverso dei canali mediali“.