Gli episodi di violenza scuola nei confronti dei docenti stanno aumentando a dismisura. Purtroppo non passano settimane in cui le cronache di tutto il Paese non riportino di aggressioni fisiche o verbali nei confronti di insegnanti da parte di alunni o, quel che è peggio, da parte dei loro genitori.
Il mondo della scuola si sta mobilitando perchè la misura è colma e anche il senso di pericolo che ormai rappresenta una categoria di lavoratori pubblici. Ad esempio, il gruppo Facebook Professione Insegnante ha lanciato una petizione per far approvare un disegno di legge che tuteli i docenti malcapitati.
L’idea del Gruppo è anche quella di organizzare quanto prima una manifestazione nazionale a Roma per segnalare al Paese e a chi governa la scuola che i docenti non possono più continuare a lavorare in queste condizioni. Inoltre, gli insegnanti del gruppo hanno anche chiesto un impegno concreto ai sindacati, che vada oltre i proclami e i convegni.
Quasi in risposta dell’appello del gruppo Professione Insegnante, arriva un comunicato della Flc Cgil, che si occupa proprio del problema della violenza a scuola: “gli episodi di violenza di cui, con drammatica frequenza, sono fatto oggetto i docenti sono eventi inammissibili che la FLC CGIL stigmatizza fermamente e che devono avere una risposta dalle pubbliche istituzioni, scrive il segretario Francesco Sinopoli. Perché, quando accadono fatti ed eventi drammatici come questi, significa che la solidarietà e la legittimità della istituzione scuola viene messa in discussione.
Sinopoli, oltre a porre l’accento sulla perdita del prestigio sociale da parte degli insegnanti, si focalizza proprio sulla difesa dei docenti aggrediti: “Occorre attivare strumenti di difesa per il docente che poi sono quelli previsti dalla legge. Il docente deve ricorrere al giudice, ma in una situazione straordinaria come quella di oggi, riteniamo che la scuola dell’autonomia debba costituirsi parte civile, come deve fare a mio avviso anche il sindacato, esattamente come avviene in situazioni di analoga emergenza dove esistono norme generali da far valere per cui serve un segnale prima di tutto culturale, non trattandosi ormai più solo di fatti isolati”.
C’è però un aspetto a volte non evidenziato in queste vicende: il docente è un pubblico ufficiale e nell’esercizio delle loro funzioni non possono essere offesi nell’onore.
Come ha ribadito la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15367/2014, la qualità di pubblico ufficiale per l’insegnante di scuola media in questo caso, nell’esercizio delle sue funzioni non circoscritto alla tenuta delle lezioni, ma esteso “alle connesse attività preparatorie, contestuali e successive, ivi compresi gli incontri dei genitori degli allievi” riconoscendo tutti gli elementi del reato di oltraggio a pubblico ufficiale a carico di un genitore.
Ben venga un disegno ad hoc per tutelare la figura del docente, come prefigurato dal gruppo Professione Insegnante, ma già la difesa è prevista dal nostro impianto normativo.
Corte Di Cassazione Sentenza N. 15367 2014
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