Sugli episodi di violenza nei confronti degli insegnanti “Osservare Oltre”, osservatorio sull’universo giovani, ha condotto di recente una indagine per conto dell’ANP-Lazio, della Associazione Levi-Montalcini, di TutorWeb.it e dell’Ambulatorio per la psicopatologia web mediata del Policlinico Gemelli.
L’inchiesta è stata realizzata intervistando 860 studenti di età compresa tra i 13 e i 20 anni, che frequentano licei classici e scientifici, istituti tecnici e professionali del Lazio e offre uno spaccato di cosa pensano i giovani sui recenti episodi di bullismo ad opera di alcuni studenti nei confronti degli insegnanti.
Alla domanda “A tuo giudizio cosa avrebbe dovuto fare il docente?” uno studente su 3 ha risposto “reagire con forza”, mentre quasi il 60% risponde “prevenire ciò che è accaduto”
Solamente il 5% ritiene che la colpa sia solo dell’insegnante per il 2% pesna che il docente avrebbe dovuto prenderla come uno scherzo e passarci sopra.
Molto significative anche le risposte alla domanda “perché secondo te succedono queste cose?”
Solo il 7% sostiene che “le lezioni sono troppo noiose e poco interessanti”, mentre il 17% ritiene che ci siano insegnanti poco autorevoli.
Ma il 73% spiega gli episodi con il fatto che “esistono ragazzi violenti”.
E a “cosa devono fare i genitori di questi ragazzi che si comportano in questo modo?” il 30% risponde “punire i figli” e il 59% “indurli a riflettere su loro stessi e sui loro atteggiamenti”. Solamente il 7% degli intervistati afferma invece che i genitori dovrebbero “cercare di essere, con loro, più aperti e disponibili”.
La sensazione è che, tutto sommato, gli stessi ragazzi siano favorevoli ad una maggiore severità sia dei docenti sia delle famiglie che, secondo gli stessi ragazzi, dovrebbe dialogare di più.
“Stiamo pagando il troppo tempo perso a giustificare atteggiamenti adolescenziali definiti semplicemente ‘esuberanti’ – commenta Mario Rusconi, presidente dell’ANP Lazio – e non consideriamo adeguatamente la solitudine in cui spesso vengono lasciati presidi e insegnanti aggrediti anche dagli stessi genitori. La responsabilità non è da attribuire agli strumenti tecnologici, ma ai modelli educativi offerti ai giovani sin dalla più tenera età anche dai mass-media”.
“Occorre dire basta a questa deriva adottando atteggiamenti chiari ed inequivocabili – conclude Rusconi – con misure volte soprattutto ad educare e a formare gli individui. I consigli di classe e quelli d’istituto, dove siedono insieme insegnanti genitori e nelle scuole superiori anche i ragazzi, devono adottare misure disciplinari rieducative e riabilitative. La scuola e la famiglia sono presidi educativi che hanno l’obbligo di formare ed istruire. La sospensione dalle lezioni o nei casi più gravi la “bocciatura” da parte della scuola sono misure che vanno accompagnate da un percorso riabilitativo, ad esempio nel mondo del volontariato”.
Per aiutare i docenti e le scuole ad affrontare quella che sembra ormai essere una emergenza educativa, l’Anp Lazio ha deciso di progettare un percorso formativo per gli insegnanti per trattare con loro temi come: bullismo, competenze sociali e civiche, piani di comunicazione, accrescimento dell’autostima.
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