Perché un insegnante aggredito da un suo alunno deve presentare da solo la denuncia e pagarsi pure l’avvocato di tasca propria? A chiederlo, pubblicamente, commentando il crescendo di aggressioni verso gli insegnanti da parte dei loro allievi, è Rino di Meglio coordinatore della Gilda degli Insegnanti.
Per il sindacalista autonomo non vi sono dubbi: “serve una difesa da parte dell’avvocatura dello stato: l’insegnante che denuncia non deve pagarsi l’avvocato, è un servitore dello Stato e va difeso dallo Stato”.
Invece, un docente è lasciato solo. Con il suo avvocato. “Valuterò con calma come muovermi anche sulla base dei consigli del mio legale e del mio sindacato”, ha detto non caso Paolo Idone, docente del “Russel Moro” di Torino, che è stato picchiato dai genitori di un alunno richiamato in precedenza.
Di Meglio, alla pari dei suoi colleghi di altre sigle sindacali, ha aggiunto di non essere per niente convinto “che servano nuove leggi contro gli studenti violenti: il problema è che le leggi che ci sono non vengono applicate. Per esempio la legge prevede che solo per minacce e ingiurie a un pubblico ufficiale e quindi anche ad un insegnante, le pene siano severe, fino a 5 anni. Ma quando mai vengono applicate? In tutto questo, piuttosto, quello che stupisce è il silenzio del ministero dell’Istruzione”.
“Il ministero – ha aggiunto Di Meglio – dovrebbe invitare i dirigenti a denunciare nelle sedi competenti tutti gli episodi di aggressioni: oggi non viene fatto, i dirigenti se ne lavano le mani. Invece, chi rappresenta lo Stato, e nella scuola quindi il ministro, deve richiamare i dirigenti al loro dovere di denuncia degli episodi di violenze ai danni dei docenti”.
“Poi è opportuno capire – ha detto ancora il sindacalista a capo della Gilda – per quali motivi siamo arrivati a questo punto. Infine bisogna evitare una giustizia interna nelle singole scuole, diversa da scuola a scuola e spesso non efficace: serve un Codice disciplinare uguale per tutta Italia, non affidato alla fantasia dei singoli istituti”. Bisogna insomma pensare ad un Codice di disciplina per gli alunni unico in tutta Italia”.
“Oggi purtroppo – ha concluso Di Meglio – siamo alla mano morbida e allo scarica barile tra i livelli di amministrazione e gli insegnanti rimangono stritolati”.
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