Non servono nuove regole per punire in modo esemplare gli studenti che si rendono protagonisti di aggressioni nei confronti dei loro docenti. A sostenerlo sono diversi esperti di scuola. E anche dei sindacalisti, che in tal modo respingono l’iniziativa del Gruppo FB Professione Insegnante che in questi giorni sta raccogliendo le firme per “porre il problema – dicono i promotori – davanti agli occhi semichiusi delle istituzioni dello Stato”. Il problema comunque esiste e dagli stessi sindacati maggiori parte un’iniziativa pubblica, sotto forma di manifestazione che si svolgerà nelle prossime settimane.
“Il punto non è inasprire le pene, il concetto può essere addirittura pericoloso, ma stabilire la certezza della punizione e soprattutto riaffermare il valore e il prestigio della scuola”, sostiene Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil, criticando in tal modo la petizione di alcuni docenti sulla necessità di una legge che preveda pene più severe per gli alunni che si scagliano contro i loro docenti.
“L’esasperazione degli insegnanti è comprensibile – dice Sinopoli – serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutti ed è necessario rimettere al centro delle politiche la scuola”.
Gli fa eco Pino Turi, a capo della Uil Scuola, che all’agenzia Ansa annuncia una manifestazione entro fine aprile o al massimo i primi di maggio: si tratterà probabilmente di una fiaccolata, organizzata dai sindacati Confederali, davanti al Parlamento.
L’obiettivo dell’iniziativa è evidenziare la necessità che la scuola non sia lasciata sola, rilanciare il patto di solidarietà con la società, far ritrovare al mondo scolastico fiducia e partecipazione.
“Se c’è un malessere nella scuola – dice Turi – questo non fa che riflettere il malessere della società; la scuola deve essere il rimedio alla violenza. E poi bisogna dare alla scuola fiducia e libertà di scelta; la scuola non può essere terreno di scontro politico: è un bene del Paese, non dei governi”.
Il sindacalista, poi, aggiunge: “Nella scuola non si deve fare repressione ma educazione; già oggi l’aggressione a pubblico ufficiale è perseguibile addirittura con la galera. L’idea di fare una legge per qualunque cosa è sbagliata come è sbagliato l’atteggiamento punitivo; l’antidoto alla violenza è la partecipazione e il coinvolgimento di famiglie e alunni. Io capisco che gli insegnanti si sentono soli e indifesi ma – conclude Turi – con l’emotività non si va da nessuna parte”.
Stavolta anche i comitati di base sembrano dello stesso avviso dei sindacati rappresentativi. “Le regole per punire gli studenti che aggrediscono gli insegnanti ci sono tutte, sta ai docenti e al Consiglio d’Istituto farle rispettare, la questione deve essere risolta nelle scuole”, sostiene Piero Bernocchi, storico portavoce dei Cobas.
“La questione non è creare una legge nuova che difenda gli insegnanti, non è con legge che si stabilisce la dignità del docente; finora abbiamo avuto governi che hanno tolto dignità agli insegnanti e questi non hanno reagito. Piuttosto che chiedere leggi, facciano applicare quelle che ci sono e i Consigli di istituto facciano rispettare le sanzioni, non è in tribunale che si risolve una questione come questa”, conclude Bernocchi.
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