“Ormai siamo in guerra”: è questo uno dei commenti che si leggono in rete a proposito degli episodi di violenza nei confronti degli insegnanti.
Ormai non passa giorno, o quasi, che non ci sia un episodio più o meno grave.
C’è anche chi usa toni allarmati, forse eccessivi: “Ci dovrà scappare il morto prima che qualcuno intervenga?”
Un fatto è certo: fare l’insegnante,soprattutto in alcune aree o in alcune scuole del Paese, sta diventando obiettivamente rischioso e questo potrebbe indurre i docenti a diventare più indulgenti nei confronti degli studenti per il timore di ritorsioni da parte dei genitori e di altri adulti di riferimento.
Insomma, il problema è assolutamente reale e va affrontato in modo serio e puntuale. Sottovalutarlo potrebbe avere come conseguenza un incremento degli episodi a causa della idea di “impunità” che non tarderebbe a diffondersi fra famiglie e studenti.
Sulle misure da adottare è difficile trovare però una linea d’azione adeguata e condivisa anche se, forse, un paio di punti di fermi andrebbero fissati da subito.
Intanto gli studenti andrebbero informati del fatto che determinati loro comportamenti potrebbero integrare una ipotesi di reato.
Il nostro codice, infatti, stabilisce che l’imputabilità dei minori ultraquattordicenni deve essere valutata dal giudice che deve stabilire se il soggetto, nel momento in cui aveva compiuto il fatto, era in grado di intendere e di volere e di comprendere le conseguenze del proprio comportamento.
In diversi casi, stando almeno a quanto riferiscono le cronache, sono gli stessi docenti e dirigenti scolastici coinvolti a derubricare i fatti a “ragazzate” o “bravate.
Potrebbe allora essere utile una chiara disposizione ministeriale con la quale si ricordi ai dirigenti scolastici l’obbligo inderogabile di segnalare alla autorità giudiziaria fatti e comportamenti che possa integrare ipotesi di reato. Dovrà essere poi il giudice a stabilire se si tratta proprio di un reato o di una “bravata”.
Ma la misura più rilevante deve essere quella che riguarda la tutela della salute psicofisica dei docenti: non sarebbe male se, con l’apertura della trattativa del contratto scuola 2019/2021, sindacati e amministrazione incominciassero a prevedere anche tutele assicurative o di altro genere che possano almeno “ristorare” i docenti dei danni psicofisici derivanti da aggressioni o da altri eventi “invasivi” (insulti, minacce e così via).
Tutto questo non servirebbe certamente ad eliminare del tutto il rischio che persone psicologicamente e socialmente “disturbate” (chi malmena un insegnante per una nota sul diario non è certamente una persona equilibrata) vengano in contatto con gli insegnanti, ma servirebbe almeno a far comprendere all’opinione pubblica che gli insegnanti, in questa assurda guerra di trincea che stanno conducendo, non sono da soli ma sono protetti dallo Stato.
Potrebbe essere questo il primo banco di prova del prossimo Ministro.
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