La violenza sul poliziotto e sui docenti, apparentemente rimanda a fatti slegati. E invece esprime un malessere, il “tramonto della società” che si fonda sul principio di autorità
“Carabiniere accerchiato e picchiato da manifestanti a volto coperto”, ” Vicepreside aggredito dal padre di un ragazzo che aveva sgridato”, ” A Bari, lo scorso ottobre, una mamma ha schiaffeggiato una insegnante rea di aver riferito del comportamento poco consono della bambina. Ad Avola (Siracusa) una coppia di genitori ha picchiato il docente del figlio dodicenne rompendogli una costola. A Inizio febbraio, a Santa Maria a Vico (Caserta) uno studente ha accoltellato e sfregiato un insegnante per una nota sul registro. A ottobre, a Monserrato (Cagliari) uno studente ha preso a pugni l’insegnante che l’aveva sgridato perché utilizzava il cellulare” ( Da “Il Fatto Quotidiano” del 13.02.18)
Se consideriamo i fatti come eventi “eccezionali” ,”particolari” circoscritti ad un determinato contesto o come risultato di una relazione tra individualità, rischiamo di non cogliere l’insieme. Per comprendere i movimenti della storia occorre “lasciare” l’albero e concentrarsi sulla foresta, parafrasando F. Hegel.
Affermava J. Coleman, uno dei maggiori teorici sociali che la società si basa su un rapporto asimmetrico tra il bisogno dell’individuo di controllare il proprio comportamento e dalla possibilità di trasferire questo diritto ad altri. Tesi, non sempre condivisa, rimanda ad un rapporto di asimmetria verticale e di reciprocità. La verticalizzazione rimanda a un rapporto tra diseguali, ma non del tutto passivo, in quanto l’investitura si basa sul principio della convenienza e opportunità (dimensione orizzontale).
Lo scenario rappresenta il “cemento” della società, caratterizzata dalla razionalità giuridica, costituita da diritti e doveri regolamentati. Quest’ultimi portano a ritenere “intoccabili”, degni del pieno rispetto le figure del poliziotto, dell’insegnante… espressioni visibili dello Stato fondato su regole condivise.
Ora, il tramonto di questo scenario esalta l’individuo senza regole, formato solo da “Si” illimitati. Da qui il tramonto del “padre”, simbolo del limite, dei “Si e dei No” dettati da regole condivise. Siamo di fronte all’eclissi del principio della realtà, a favore di quello del piacere, che rimanda ad un io ipertrofico, espressione di una “monade senza finestre”(T. Hobbes). L’ “Io” cartesiano ha scalzato il “Noi”, che assume anche un profilo sociale quando si riferisce a piccole comunità ( famiglia, partito…) contrapposte alla società. E’ il trionfo del familismo amorale, di una società “liquida” a legami di condivisione deboli che, tra l’altro, giustificano le violenze di questi giorni.
Dichiarava M. Tatcher, confermando uno degli aspetti dell’empirismo inglese (Locke, Hume…) ” La società non esiste, esistono solo gli individui”
Gianfranco Scialpi
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