Per quanto se ne sa in questo momento il piano ministeriale per mandare a regime la valutazione delle scuole presenta ancora non pochi punti oscuri.
Ma c’è un aspetto su cui vorremmo soffermarci.
A quanto pare il meccanismo dovrebbe essere questo: dopo una prima fase di “autovalutazione” le scuole dovrebbero mettere a punto un “piano di miglioramento”. Piano che dovrebbe essere “gestito” dal dirigente scolastico con l’aiuto dei suoi più stretti collaboratori.
Al termine, un non ancora meglio precisato nucleo di valutazione dovrebbe esaminare gli esiti del piano che, a loro volta, dovrebbero servire anche per definire lo “stipendio di risultato” del dirigente scolastico.
Il punto di questo modello che non convince molto è proprio questo: ma per quale buona ragione uno staff di docenti (malpagati o addirittura non retribuiti del tutto) dovrebbe mai impegnarsi per un anno intero (anzi, forse di più, perché sembra che la prima verifica ci sarà nel 2018) per consentire al dirigente scolastico di conseguire meriti utili ad ottenere un adeguato stipendio di risultato?
Ma forse al Ministero hanno pensato che è pur vero che molti docenti non vogliono sentir parlare di stipendio legato al merito, ma è altrettanto vero che il discorso potrebbe cambiare se lo stipendio è quello di qualcun altro.
Certo è che, se questo sarà davvero il meccanismo, le conseguenze sui processi organizzativi interni alle istituzioni scolastiche potrebbero essere molto serie.
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